Annamalai Swami: infanzia e spiritualità

Annamalai Swami: I miei giorni con BhagavanAnnamalai Swami nasce nel sud dell’India nel 1906. Suo padre era un astrologo e vide chiaramente nel tema natale i segni che avrebbero indotto suo figlio a condurre una vita da rinunciante. Egli, essendo un contadino e interessato soprattutto ai beni materiali, non era favorevole alla possibile vita del figlio.

Cercò, quindi, in tutti i modi di evitarla, impendendo persino al figlio di studiare e frequentare la scuola. Tutto ciò, nella speranza che Annamalai non imparasse a leggere le scritture e non si potesse avvicinare alla vita spirituale.

Tutti i suoi tentativi furono vani. Annamalai, infatti, cominciò a studiare da solo e a pregare, sentendo sin da bambino un’inclinazione naturale verso la vita spirituale.

La formazione di Annamalai Swami

Continuò i suoi studi, leggendo ad alta voce i libri di cui venne in possesso. Queste letture attirarono molti uomini spirituali e ben presto cominciò a formarsi un gruppo di fedeli attorno ad Annamalai.

Venne costruito un math (organizzazione indù fondata con uno scopo ben preciso e che può essere considerato come una sorta di monastero) dove Annamalai e i suoi seguaci si riunivano per studiare.

Nel 1928 Annamalai sognò Ramana Maharshi che camminava dalle pendici inferiori di Arunachala sino alla vecchia sala. Sulla soglia della sala si lavò i piedi e Annamalai si prostrò ai suoi piedi in una sorta di catalessi. Il giorno dopo Annamalai decise di voler incontrare il suo guru e partì.

L’incontro con Ramana Maharshi

Ramana MaharshiLa prima volta che Annamalai incontrò Bhagavan, come Ramana Maharshi veniva chiamato dai suoi fedeli, il maestro lo guardò in silenzio per alcuni minuti. Una decina di giorni dopo Annamalai chiese al suo guru come avrebbe potuto raggiungere la realizzazione del Sé. La risposta fu: “Se abbandoni l’identificazione con il corpo e mediti sul Sé puoi raggiungere la realizzazione”. Il maestro continuò dicendo: “Ti stavo aspettando. Mi chiedevo quando saresti arrivato”.

Dopo anni di intenso tapas (intensa pratica spirituale accompagnata da autodiniego fisico o persino mortificazione corporea, attraverso il quale le proprie impurità spirituali vengono sistematicamente bruciate), nel 1938 Annamalai ricevette l’ordine di lasciare l’ashram e dedicarsi completamente alla pratica spirituale che lo avrebbe condotto alla realizzazione del Sé.

Gli insegnamenti di Ramana Maharshi

Annamalai raccontò a David Godman, che lo intervistò nel 1987 tutto quello che apprese dal suo maestro. Godman venne a conoscenza di tante storie interessanti e originali su Bhagavan, mai raccontate prima e decise di pubblicarle nella forma di una narrazione in prima persona nel libro I miei giorni con Bhagavan. Memorie di Annamalai Swami. Il libro contiene commenti di Godman, utili a comprendere meglio i punti oscuri o a fornire informazioni aggiuntive sconosciute anche ad Annamalai.

Tra i devoti spesso si diffondevano lamentele riguardo comportamenti non corretti di membri dell’ashram, che Bhagavan non correggeva. Perché non li corregge? Era la domanda più diffusa nell’ashram. Bhagavan una volta rispose a questa domanda in modo semplice e conciso. La risposta, fondamentale per capire perché anche noi spesso cerchiamo di correggere gli altri, la trovi al paragrafo Correggere se stessi del libro I miei giorni con Bhagavan. Memorie di Annamalai Swami.

Annamalai Swami: I miei giorni con Bhagavan

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