Ribhu Gita: il libro della conoscenza suprema
Esistono basilarmente due versioni della Ribhu Gita, entrambe in due antiche lingue, una in sanscrito e una in tamil. La Ribhu Gita è considerata l’essenza di una scrittura più vasta, lo Shiva Rahasya, di cui forma il sesto capitolo. La versione tamil, pur seguendo la forma del sanscrito originale, appare in una metrica di otto versi e con l’intenzione di rendere più chiaro il contenuto. Inoltre, alla fine di ogni capitolo tende a riassumere in un verso il significato del capitolo stesso lodando Shiva nella forma di Nataraja, Shiva che esegue la danza cosmica.
Di Bhikshu Shastri, il grande e ispirato traduttore e compositore che ha prodotto la versione tamil nel 1880, si narra un interessante episodio. Profondamente colpito dal puro insegnamento advaita della Ribhu Gita, vi si attenne così strettamente da negare la realtà di ogni fenomeno, considerandolo un’allucinazione o un miraggio, inclusi gli Dei. Gli Dei, a questo, lo misero alla prova, facendogli perdere la vista, che recuperò soltanto quando scrisse i versi finali di ogni capitolo in lode di Nataraja, la Forma del Senza forma!
L’essenza della Ribhu Gita:
Poiché nel corso del tempo il linguaggio cambia e la metrica sanscrita e tamil richiedono molte ripetizioni, pur auspicando che questi testi vengano preservati integralmente, nell’originale, per il bene di tutti gli esseri di ogni creazione, l’opera L’essenza della Ribhu Gita a cura di Sergio Peterlini è un condensato delle due versioni, di cui trae l’essenza senza tralasciare nulla, pur omettendo alcune ripetizioni che nella lingua italiana attuale potrebbero rendere il testo meno efficace. L’unico scopo è stato quello di facilitare il sentiero ai fortunati cercatori.
In fondo, è ben detto nella Ribhu Gita stessa che un suo solo verso è sufficiente per raggiungere la liberazione…
Come si legge nel verso 27 del capitolo 19: