Cos’è un autosabotatore? L’insieme delle condotte e dei comportamenti che mettiamo in atto, talvolta con parecchia tenacia, e che, paradossalmente, ci impediscono di realizzare quello che vogliamo e auspichiamo, finendo con il ripercuotersi su di noi. Tutti facciamo più o meno ricorso agli autosabotatori… ma non sono nemici invincibili. Quello che dobbiamo effettuare è un lavoro di reinquadramento, di risistemazione degli eventi che hanno strutturato la nostra vita, che ci permetterà di capire meglio tutto ciò che abbiamo alimentato in noi di negativo e, nel contempo, di rinunciarvi. Facendolo, ci sentiremo più dinamici, perché svilupperemo un maggior rispetto verso noi stessi. Ecco un esempio.
Non lascio niente nel piatto o nella pentola…
“In famiglia eravamo poveri e quindi dovevamo mangiare tutto quello che c’era nel piatto. Mia madre raschiava le pentole chiedendoci: ‘Ne è rimasto ancora un po’, qualcuno ne vuole?’ Noi restavamo in silenzio. ‘Comunque non posso buttar via tutta questa roba’ affermava. E mangiava, direttamente dalla pentola o nel piatto quello che restava. Mi ci è voluto parecchio tempo per capire che trasformava il suo stomaco in pattumiera (per non sprecare nulla!) e benché si lagnasse in continuazione del mal di pancia, ha continuato a mangiare gli avanzi fino alla morte.
La cosa peggiore è che, una volta diventata anch’io madre, ho scoperto che facevo la stessa cosa! Un giorno, mia figlia di undici anni mi ha detto: ‘Sai mamma, non sei costretta a trasformare iltuo stomaco in pattumiera finendo tutto quello che c’è nei nostri piatti!’ Poi ha tirato fuori da sotto il tavolo la pattumiera riservata ai rifiuti organici e me l’ha presentata. Sono scoppiata in singhiozzi”.
Mi racconta un’altra persona: “Avevo fatto mio questo messaggio: non sprecare mai nulla, non si sa mai quello che può succedere! La paura di mancare ha contrassegnato tutta la mia infanzia. Mancare di denaro per pagare il conto del negozio di alimentari, mancare di tempo per fare qualunque cosa, mancare di salute per poter continuare a lavorare, mancare di una casa se il proprietario non veniva pagato a tempo debito, mancare delle medicine se il medico dimenticava di lasciarci i campioni che riceveva dai laboratori, mancare d’affetto, mancare di cibo se mio padre rincasava, a fine settimana, dopo essersi bevuto la metà del suo stipendio. Nel mio intimo, ho interiorizzato questo messaggio: non bisogna sprecare niente, bisogna tenere tutto, non gettare nulla, nessun pezzetto di filo, nessun tappo, nessun brandello di stoffa, carta, piatti scheggiati, vecchi materassi. Chi lo sa, tutto questo un giorno potrebbe servire. Per me non si tratta di un autosabotatore, ma le sue domande mi fanno credere che secondo lei agendo così io sto maltrattando la mia vita”.
Di fatto, non si tratta di autosabotaggio fintanto che quanto conserviamo (in una casa che diventa un deposito immenso) non entra in competizione, non invade lo spazio al punto da saturarlo!
So per esperienza personale che nella vita arriva un momento in cui dobbiamo fare le pulizie, allentare la presa su numerosi oggetti che ingombrano la nostra intimità, gettare una montagna di cose inutili per respirare meglio, per fare più spazio, aerarlo. Occorre lasciar posto a qualcosa di più aperto, che permetterà movimenti più ampi, più liberi.
Idee per aprirsi un varco
Separarsi dall’inutile, dal surplus, da tutto quello che non corrisponde più all’uomo o alla donna che siamo diventati è l’equivalente di una nascita, di un venire alla luce che vale la pena affrontare.
Letture per approfondire: