Una discussione è uno scambio di parole e di ascolto tra due o più individui. A turno, uno prende la parola e l’altro ascolta. Ciascuno si esprime e risponde all’altro. Affinché abbia luogo una discussione vera, una discussione che sia soddisfacente per tutti, ognuno deve prestare attenzione all’altro.

Ascoltare vuol dire permettere all’altro di esprimere la sua idea fino in fondo, facendo attenzione a non lasciare che la discussione parta per la tangente. Per fare questo, è necessario imparare a resistere all’impulso di intervenire nel bel mezzo di una frase; bisogna cercare di concentrarsi su quello che l’altro deve dire, invece di preparare la prossima replica. Se spesso ci capiamo così male, questo è dovuto in buona parte al fatto di non ascoltare attentamente quello che l’altro ci dice. Non siamo sufficientemente presenti e ci interessiamo di più a quello che sentiamo l’urgenza di comunicare noi stessi. Occorre tuttavia tenere a bada questo bisogno urgente, per prendere consapevolezza dei bisogni altrui.

Ma non è solo questo. Un ascolto vero, sensibile all’altro, dovrebbe riuscire a portarci più verso la posizione dell’altro che verso la nostra. Non si tratta quindi di lasciare che chi ci sta di fronte termini la frase per poi buttar fuori la nostra a tutta velocità prima che riprenda la parola. Ascoltare bene significa lasciare che l’altro porti a termine il suo pensiero, la sua idea, a costo di aiutarlo, di porgli domande.

Infine, ascoltare in maniera adeguata vuol dire anche impegnarsi a dare alle parole altrui il senso che la persona cerca di attribuirgli. Troppi trasformano, deformano quello che odono per rimaneggiare il tutto a loro vantaggio. In altre parole, sentono quello che vogliono sentire!

 

L’ascolto non verbale

Quando ci prendiamo il disturbo di aprire la bocca, di esprimerci, ci aspettiamo di essere ascoltati; anzi, ne abbiamo bisogno. Abbiamo dunque il diritto di attenderci una reazione da parte dell’altro, una conferma che ha ben recepito quello che gli stiamo dicendo. Questa risposta si concretizza chiaramente attraverso il linguaggio verbale, ma anche attraverso la quantità di messaggi non verbali.

Guardare l’altro negli occhi è già di per sé una forma non trascurabile di risposta, ma si tratta del minimo. Continuare a leggere il giornale, a lavorare o a seguire un programma televisivo mentre qualcuno ci parla non è certo il modo ideale di ascoltare. Per quanto concerne la comunicazione è assolutamente irrispettoso e, va da sé, del tutto inutile. Se dunque vi preme sviluppare una miglior comunicazione con le persone care e con chi vi circonda, assicuratevi anzitutto di garantire loro la vostra disponibilità quando manifestano il bisogno di parlarvi.

Numerosi conflitti traggono origine da un’iniziale mancanza di rispetto. Allorché una discussione viene avviata in condizioni di ascolto approssimativo, la persona che avvertiva il bisogno, il desiderio di comunicare si sente ben presto frustrata, addirittura rifiutata e non senza ragione. Se invece offriamo anche solo un minimo sguardo, le orecchie non avranno presto altra scelta che seguire. Non è possibile guardare qualcuno a lungo negli occhi senza lasciarsi avvolgere da ciò che trasmette, senza prendere parte alla sua realtà.

Oltre allo sguardo, il linguaggio non verbale si manifesta anche attraverso vari gesti che confermano la nostra sincera presenza. Semplici cenni occasionali del capo mostrano chiaramente all’interlocutore che lo stiamo seguendo, cosa che gli permette di andare avanti. Fare ripetutamente dei cenni con la testa tuttavia può rivelarsi fastidioso per chi si trova davanti a noi. Occorre saper dosare i nostri segnali di presenza e far partecipare all’ascolto anche il resto del corpo. Quando ce ne restiamo accigliati sulla sedia, le braccia incrociate al petto, non abbiamo l’aspetto molto ricettivo e, di fatto, non lo siamo certamente. Un atteggiamento aperto e ricettivo viene manifestato principalmente attraverso una postura eretta, sia seduta sia in piedi. L’interesse rivolto alle parole di chi ci sta di fronte ci spinge talvolta a piegarci in avanti, atteggiamento che di certo non è controindicato.

 

Ascolto attivo

L’ascolto attivo è un metodo che punta a migliorare qualunque forma di comunicazione, sia questa una discussione tra coniugi, colleghi o tra genitori e figli. Consiste grosso modo nell’assicurarsi semplicemente di aver ben compreso le parole altrui. Per farlo, si pongono di quando in quando delle domande su ciò che l’altro sta dicendo. Queste domande di solito assumono la seguente forma: “Se ho ben capito…”, “In sostanza, stai dicendo che…”. In questo modo, ci assicuriamo di seguire la direzione giusta e di parlare sempre della stessa cosa, oltre ad aiutare l’altro a trovare le parole se ha qualche problema. Poi, per assicurarci ancora una volta di aver ben afferrato il messaggio altrui, niente è più utile di un riassunto a fine discorso. Con un breve sunto, comunichiamo l’uno all’altro: “Ecco quello che ci siamo detti; tutto chiaro?”. È incredibile e talvolta perfino sconcertante vedere come non arriviamo mai sempre alle stesse conclusioni.

Più vi allenerete nelle vostre discussioni , più constaterete il miglioramento dei vostri rapporti con gli altri, acquisirete fiducia in voi stessi e vedrete la vostra vita fare un vero salto di qualità.

 

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