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Lasciar cadere le maschere

Lasciar cadere le maschere

I ruoli che gli esseri umani devono svolgere nel corso della vita possono rifletterne la natura versatile. Diventiamo amici, genitori, amanti, protettori, insegnanti, messaggeri, studenti e un sacco di altre identità che danno corpo alle nostre facoltà umane. Sviluppando le facoltà necessarie per adempiere a questi ruoli, sviluppiamo i nostri potenziali.

Anche le maschere che inibiscono la nostra crescita trovano spazio nei ruoli che svolgiamo. L’insegnante che declassa uno studente brillante perché vede la sua intelligenza come una minaccia indossa una maschera di gelosia o di paura. Il genitore che fa sentire in colpa un figlio perché ha una malattia che costa troppo tempo e denaro indossa una maschera di insensibilità e di immaturo egoismo. La persona che davanti ad altri si lamenta del partner o ne parla con disprezzo indossa una maschera di risentimento e di vendetta.

Tutte queste maschere riflettono ciò che deve essere guarito nella persona che le indossa. L’osservatore astuto prende nota del comportamento e non fa commenti o giudizi. Queste maschere possono essere sfilate soltanto quando la persona che le indossa, consapevole di avere creato con il proprio comportamento conseguenze spiacevoli, chiede personalmente aiuto. A volte vedere la verità può essere pesante, poiché l’osservatore sa esattamente che cosa crea lo squilibrio, il disturbo. Gli osservatori saggi guardano dentro se stessi e decidono di affrontare le maschere che potrebbero scoprire di indossare.

Quali sensazioni e percezioni abbiamo neutralizzato o soppresso tramite gli atteggiamenti falsi di cui ci serviamo per nascondere le nostre comuni debolezze umane?

Il recupero di tali percezioni può portare rinnovamento, rendendoci consapevoli della moltitudine di mondi che ci circonda. Questa semplice comprensione si trova nel nucleo del potenziale umano e apre la porta che ci invita a lasciare cadere le nostre maschere. Senza paraocchi, potremo ricordare chi siamo e i poteri di percezione che serbiamo. Come minimo, avremo la fortuna di recuperare la compassione e la sensibilità umana.

 

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