Gli alimenti che consumiamo si possono suddividere in tre grandi gruppi: alimenti acidificanti, alcalinizzanti e acidi. I primi due gruppi sono definiti in funzione dell’effetto acidificante o alcalinizzante che gli alimenti esercitano sul corpo, mentre il terzo gruppo lo è in funzione della caratteristica stessa dell’alimento, ossia il sapore acido, senza considerare l’effetto sull’organismo.

Perché questa distinzione? Nei limiti del possibile le caratteristiche degli alimenti andrebbero sempre definite in funzione dei loro effetti sull’organismo, anziché sulle qualità intrinseche, perché sono questi effetti a interessare chi si preoccupa della propria salute. Un alimento può infatti presentare caratteristiche alcaline ma avere un effetto acidificante. Succede con lo zucchero raffinato, usato per rendere meno acido il sapore fortemente acidulo della frutta, per esempio rabarbaro o ribes nero. Ma se questa neutralizzazione è concreta a livello di sapore, non lo è a livello dell’organismo. Una volta metabolizzato, lo zucchero raffinato produce numerosi acidi ed è dunque altamente acidificante.

Tra gli alimenti acidificanti troviamo: carne, pollame, salumi, pesce, frutti di mare, uova, formaggi, cereali integrali o meno (frumento, avena ecc., soprattutto miglio), pane, pasta, legumi, zucchero raffinato, dolci, cioccolato, caramelle, marmellate, frutta oleaginosa (tranne le mandorle), bibite industriali zuccherate, caffè, tè, cacao, vino.

Tra gli alimenti alcalinizzanti troviamo: patate, verdure di colore verde, crude o cotte (insalata, fagiolini, cavoli ecc.), ortaggi di vari colori (tranne il pomodoro), mais (chicchi o polenta), latte, panna, burro, banane, mandorle, castagne, datteri, uva passa, acque minerali alcaline, avocado, olio da spremitura a freddo.

I primi due gruppi, quelli degli alimenti acidificanti e alcalinizzanti, comprendono pertanto prodotti classificati in funzione degli effetti osservati sugli organismi viventi (di malati o di persone che consumano tali alimenti). Vi è però un terzo gruppo che invece comprende alimenti il cui effetto non può essere definito con chiarezza e in maniera definitiva come succede per i primi due. Infatti, varia secondo la presenza o meno di una debolezza metabolica agli acidi. Questi alimenti, in primo luogo frutta, siero di latte e aceto, sono alcalinizzanti sull’organismo che metabolizza correttamente gli acidi deboli, ma acidificanti su quello che soffre di una debolezza metabolica agli acidi. Poiché non possono essere definiti attraverso i loro effetti, questi alimenti lo sono in base alle loro caratteristiche, cioè il sapore acido, come chiunque può constatare consumandoli.

In genere gli alimenti del terzo gruppo sono associati agli alimenti alcalinizzanti, perché tale è il loro effetto sulla maggior parte delle persone. Tuttavia è un errore adottare questa classificazione, da un lato perché non corrisponde interamente alla realtà e dall’altro perché chi si preoccupa del proprio equilibrio acido-base di solito presenta una debolezza metabolica agli acidi. Per questi individui conoscere il terzo gruppo è quindi fondamentale.

Tra gli alimenti acidi troviamo: siero di latte, yogurt, latte fermentato, kefir, frutta acida (frutti di bosco, agrumi, certe varietà di mele (cloche) e di ciliegie (visciole), prugne, albicocche, verdura acida (pomodori, rabarbaro, acetosella, crescione), crauti e ortaggi lattofermentati, succhi di frutta, succo di limone, miele, aceto.

Tali alimenti contengono molti acidi, da cui il sapore. Si tratta di acidi deboli, cioè in chi è in grado di ossidarli facilmente si trasformano in basi e di conseguenza alcalinizzano l’organismo. In chi soffre di debolezza metabolica agli acidi però i numerosi acidi di questi alimenti non vengono ossidati; eserciteranno dunque un effetto acidificante. In queste persone dunque gli acidi vengono ossidati con molta difficoltà o non vengono ossidati affatto e quindi rimangono nell’organismo in forma acida.

A seconda dell’organismo in cui penetra, dunque, lo stesso alimento può esercitare un effetto diverso, il che spiega perché certi dietisti affermino per esempio che il limone è alcalinizzante, mentre altri sostengano con altrettanta buona fede che è acidificante. Entrambi hanno ragione. L’unico errore è che non precisano se l’organismo che lo riceve è colpito o meno da una debolezza metabolica agli acidi. Di conseguenza, chi soffre di questa debolezza deve prendere ulteriori precauzioni nell’alimentazione.

 

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