Estratto in anteprima del nuovo libro di Marco Pizzuti, Scelte alimentari non autorizzate. Il libro verrà presentato ufficialmente il 12 dicembre

 

L’olio di palma è il più diffuso tra gli oli presenti negli alimenti lavorati (viene utilizzato persino nel latte artificiale per bambini), e lo troviamo in quasi la metà delle etichette dei prodotti industriali.

È un ingrediente così comune che è molto difficile trovare dei gelati confezionati o delle fette biscottate dove non sia presente. Si tratta, però, di un prodotto nocivo per la salute, e il pericolo maggiore riguarda i bambini, poiché è contenuto soprattutto nella Nutella (con il 31% di oli vegetali, costituiti prevalentemente da olio di palma), nelle merendine, nei biscotti e nei dolci in genere.

Fino al 2014 l’olio di palma veniva occultato con la generica dicitura “grassi vegetali”, ma dal 2015 l’industria è stata costretta a indicarne espressamente la presenza sull’etichetta, senza però avere l’obbligo d’indicarne anche la quantità.

Il basso costo dell’olio di palma è la principale ragione della sua straordinaria diffusione nel mercato alimentare e negli ultimi trent’anni la sua produzione ha comportato la distruzione in Indonesia di una superficie di foresta pluviale pari all’estensione di Italia, Svizzera e Austria messe insieme.

Nonostante sia stato dichiarato ufficialmente un “prodotto sostenibile”, a causa della sua produzione ogni anno scompaiono la flora e la fauna (tra cui animali in via di estinzioni come oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti) di un’area di foresta del sud-est asiatico pari a quella di 300 campi di calcio.

L’olio di palma contiene dal 45 al 55% di grassi saturi a catena lunga (come l’acido palmitico) e nei consumatori abituali provoca l’aumento dei livelli dei grassi nel sangue, dal colesterolo “cattivo” (LDL) ai trigliceridi. Altri effetti collaterali associati al suo consumo riguardano l’incremento delle sostanze infiammatorie circolanti nel sangue, che favoriscono lo sviluppo di varie patologie cardiovascolari, l’aterosclerosi, il diabete e persino i tumori.

L’olio di palma, come spiegato dai ricercatori delle Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia, è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina. Ciò accade in quanto l’olio di palma agisce direttamente sulle cellule beta, uccidendole e determinando una produzione inadeguata di insulina.

Il professor Francesco Giorgino ha poi aggiunto che il “revolver” dell’olio di palma è la proteina p66Shc, un potente induttore di stress ossidativo a livello cellulare che agisce promuovendo la formazione di specie reattive dell’ossigeno, in grado di danneggiare e uccidere le cellule. La proteina p66Shc funge anche da amplificatore di altri fattori in grado di promuovere lo stress ossidativo, quali l’iperglicemia nel diabete e un aumento della produzione di processi coinvolti nell’infiammazione.

 

 

 

 

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