Il cuore dell’insegnamento di Maharaj da un lato è facile da comprendere, dall’altro è estremamente difficile. È facile se desideriamo essere completamente onesti con noi stessi, se siamo disposti a osservare i concetti presi a prestito da altri e con i quali abbiamo costruito le nostre prigioni.
Per alcuni l’investigare può risultare estremamente difficile, perché siamo molto attaccati ai nostri concetti e non vogliamo abbandonarli. Ma se il desiderio di ‘conoscere’ è ardente, allora ci metteremo in viaggio lungo il nostro cammino. Possiamo sapere chi siamo o cosa siamo solo per diretta esperienza, non attraverso i libri o altro.
Una volta qualcuno citò Dakshinamurti, una divinità indù, e Maharaj rispose: “Lascia perdere Dakshinamurti! Cosa mi dici di te? Qual è la tua esperienza?”.
La maggior parte di noi si identifica con il corpo-mente e perciò egli insisteva affinché scoprissimo cos’è il corpo-mente. Non viene dal seme del padre e dall’ovulo della madre? Quindi il corpo è il prodotto del cibo consumato ed è sostenuto dal cibo, che è l’essenza dei cinque elementi. Possiamo essere questo?
Senza consapevolezza il corpo è materia morta. Quando la coscienza lascia il corpo non c’è un individuo, non c’è il mondo e non c’è Dio. La coscienza può essere consapevole di se stessa solo quando si manifesta in forma fisica. La coscienza è latente in ogni briciola di cibo, in tutti i cinque elementi; essa è universale, impersonale, onnipervasiva. Tutto è coscienza e questo è ciò che siamo attualmente.
La coscienza agisce attraverso le forme secondo la combinazione dei tre guna, sattva (essere-luce-purezza), tamas (inerzia-passività-oscurità), rajas (attività-passione-energia), e secondo i condizionamenti ricevuti.
Cosa accade quando una di queste forme ‘muore’? La forma torna a far parte dei cinque elementi e la coscienza si fonde nella coscienza universale. Questo è tutto il processo del divenire, il gioco della consapevolezza.
Prima che venisse questa forma, cos’ero? Questo è ciò che siamo veramente. L’eterno ‘Io’, l’Essere assolutamente incondizionato, senza tempo, senza spazio, inconsapevole di essere (perché non c’è altro). Io sono ciò che sono, come sono sempre stato e come sempre sarò, per l’eternità.
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