Come mollare tutto e andare a vivere all’estero
“Mollo tutto e vado all’estero“, l’ultimo libro di Francesco Narmenni, autore di “Smettere di lavorare“, è un manuale per chi ha deciso di cambiare vita trasferendosi in un altro paese, ricco di informazioni pratiche e consigli. Abbiamo chiesto a Francesco di parlarcene, ecco l’intervista.
Secondo te è il momento giusto per andarsene dall’Italia?
Il nostro apparato politico ha ampiamente dimostrato di non avere una valida strategia per rilanciare la ripresa economica italiana; le manovre messe in atto, come ad esempio gli incentivi alle assunzioni, hanno avuto effetti immediati. Tuttavia, sul lungo periodo si sono rivelati inefficaci e sono serviti principalmente a creare l’illusione che il Governo stesse facendo qualcosa di concreto.
Considerando quindi che la crisi, in Italia proseguirà ancora per molti anni direi proprio che questo è un ottimo momento per trasferirsi. Ovviamente, in quei luoghi dove ci sono le condizioni per trovare lavoro, percepire uno stipendio in linea con il costo della vita e tornare a vivere serenamente.
Perché i giovani italiani hanno tanta difficoltà a trasferirsi all’estero?
L’immigrazione oggi ha caratteristiche molto differenti rispetto al passato, una volta si partiva in cerca di fortuna, con pochi spiccioli e un grande sogno nel cuore. Erano anni di forte crescita (almeno per alcune nazioni) e le politiche sull’immigrazione molto diverse da quelle odierne.
Oggi, infatti, moltissimi paesi stanno “combattendo” l’immigrazione rivedendo le proprie leggi. queste impongono vincoli sempre più difficili da rispettare. Essi sono imposti a chi vuole trasferirsi, lavorare ed ottenere la residenza. Soprattutto nei paesi più appetibili trova spazio solo chi può portare reale valore al territorio, caratteristica che deriva dagli studi e dalle competenze che può dimostrare di possedere.
Per questo è molto importante conoscere bene le nuove leggi e i requisiti minimi che ogni immigrato deve rispettare.
Per non fallire, non basta avere tutte le carte in regola per trasferirsi, occorre anche sapere esattamente come muoversi.
Qual è la tua esperienza con “due case”, una in Italia e una all’estero? Com’è gestire la vita un po’ qui e un po’ là?
Ritengo che avere una “base” all’estero rappresenti un’opportunità preziosa di questi tempi, non tanto per trascorrervi le vacanze, ma per garantirsi un futuro ricco di opportunità. Infatti, se volessimo trasferirci definitivamente o se i nostri figli volessero tentare la fortuna all’estero, partirebbero estremamente avvantaggiati. Infatti, le difficoltà principali sono proprio quelle logistiche e burocratiche. Ad esempio, in moltissime nazioni, senza un lavoro non si può sottoscrivere un contratto d’affitto. Quindi, senza un posto dove stare non si può ottenere nemmeno la residenza temporanea, rendendo tutto estremamente complicato.
Pensionati: che consigli daresti per dare più valore alla pensione, trasferendosi?
Spesso si leggono articoli un po’ qualunquisti che spiegano come all’estero si possa percepire una pensione lorda, cioè senza alcuna tassazione; questa affermazione è vera solo in parte, perché questo vantaggio dipende esclusivamente da patti bilaterali stipulati tra l’Italia e il paese di destinazione.
Inoltre vi sono innumerevoli ostacoli nascosti che possono rendere complesso e spiacevole questo percorso. Spesso uno dei requisiti fondamentali è quello di rinunciare alla residenza italiana, quindi agli eventuali assegni sociali e alle agevolazioni sanitarie.
Inoltre non sempre la burocrazia è semplice da smarcare. Talvolta la qualità della sanità non è sufficiente, e un anziano, che ha spesso bisogno di cure, si ritroverebbe costretto a sottoscrivere una costosa assistenza privata.
La scelta quindi va ben ponderata, perché a tutti gli effetti esistono luoghi dove fare i pensionati all’estero è estremamente vantaggioso. Tuttavia, bisogna avere accesso a tutte le informazioni del caso.
Che consiglio daresti a chi vuole andare all’estero?
Ricordiamoci sempre che le statistiche parlano chiaro: l’85% di chi cerca di costruirsi una nuova vita all’estero rientra in patria entro i tre anni. Il motivo di questa elevatissima percentuale di fallimenti è quasi sempre la mancanza d’informazioni, che spinge a prendere sottogamba uno dei processi più delicati che si possono affrontare.
Questo è il motivo per cui è necessaria una strategia efficace, perché per moltissimi il fallimento rappresenterà la fine di ogni speranza e il ritorno ad una realtà peggiore di quella che hanno lasciato.
Se non vogliamo giocare male le nostre carte e buttare al vento la rara opportunità di costruire finalmente una vita felice, dobbiamo prepararci. Bisogna preparare un piano d’azione basato sulla conoscenza delle leggi e della burocrazia del luogo in cui vogliamo trasferirci, in modo da essere i vincitori di questa esaltante sfida.
Se hai bisogno di consigli su come affrontare questo delicatissimo progetto, non ti resta che leggere il libro Mollo tutto e vado all’estero. Guida pratica per crearsi una vita migliore in un altro paese.