befanaLa mia prima Befana in Toscana, me la ricordo come se fosse adesso. Nella mia casa di Roma non c’era il camino e mettere le calze in attesa dei doni sotto la cappa aspiratrice della cucina non aveva certo lo stesso fascino.

Le storie sulla Befana che si calava dai caminetti per portare doni ai bimbi mi avevano sempre incantato oltre misura. Altro che Babbo Natale che arrivava con la slitta trainata dalle renne! Questa donna munita di una scopa dai poteri magici, che volava sopra i tetti in piena notte, proprio mi piaceva forte e mi affascinava come nient’altro.

Ricordo benissimo come tempestai per tutta la giornata del cinque gennaio i miei genitori con tutta una serie di domande tese ad assicurarmi che la simpatica signora a bordo della sua scopa volante potesse veramente arrivare e portarmi tutti i regali che avevo richiesto.

La mia curiosità era inesauribile. Volevo sapere proprio tutto della Befana: come faceva partire la scopa, come la fermava, come faceva a stare in equilibrio a bordo del manico senza cadere, come faceva a passare dalla cappa del camino, come riusciva a scendere senza bruciarsi e via di seguito.

Tormentai a lungo i miei genitori, che risposero pazientemente a tutte le mie domande e alla fine della giornata mi ero fatta un’idea molto lusinghiera della Befana. Non solo la tipa possedeva una scopa magica, ma lei stessa doveva avere dei grandi poteri per riuscire a fare tutte quelle cose. Racchiudeva in sé le qualità della fata buona, della strega cattiva e della maga dalle straordinarie capacità: ai miei occhi di bambina, appariva come una donna dal fascino irresistibile.

Andai a letto emozionatissima e la mattina mi svegliai all’alba per andare a vedere se la Befana aveva riempito le calze che avevo preparato.

Sorpresa senza uguali! Lo stupore mi lasciò a bocca aperta, abbacinata e senza respiro per la felicità.

Per terra, davanti al camino, c’era tutto il sacco della Befana! Un enorme sacco di iuta tutto rattoppato e sporco di carbone che traboccava di doni. Era talmente grande e pesante che non riuscivo a trascinarlo.

Corsi in camera dei miei genitori a chiedere aiuto.

Mio padre ispezionò il camino con grande serietà e dopo una serie di ipotesi, arrivò alla conclusione che la Befana doveva essere molto stanca e il sacco probabilmente le era scivolato giù per la cappa e non era riuscita a  riportarselo via. Mi fece riflettere sul fatto che se le cose stavano davvero così, gli altri bambini adesso erano senza doni, quindi il sacco andava restituito affinché ognuno potesse avere il suo regalo.

Il suo ragionamento non faceva una piega, ma l’idea di restituire il sacco dopo che era caduto proprio nel mio camino non mi piaceva per niente. D’altra parte, anche pensare a tutti gli altri bambini senza regali, quando io ne avevo così tanti, non mi piaceva lo stesso.

Possibile che una tipa come la Befana, con tutti i suoi superpoteri, non fosse riuscita a ritirare il sacco su per il camino? Una che volava sopra i tetti alla velocità della luce e faceva acrobazie con la scopa volante perdeva il suo sacco? Andiamo, non reggeva! Doveva esserci un’altra spiegazione.

Patteggiai con i miei genitori e alla fine convenimmo che avrei potuto aprire tutti i regali: se c’erano cose che non avevo chiesto, le avrei rimpacchettate e restituite. Se invece erano cose che avevo chiesto, avrei potuto tenerle, perché significava che la Befana non si era sbagliata, ma davvero aveva voluto regalarmi tutto il suo sacco.

Uno dopo l’altro scartai i pacchetti, che contenevano esattamente tutto ciò che avevo desiderato e voluto fortemente.

La Befana quindi non era stata incapace di riprendersi il sacco, me lo aveva proprio lasciato di proposito.

Perché avesse scelto proprio me sul momento non mi fu ben chiaro e non mi interessò molto indagare. Il suo messaggio però è rimasto forte, chiaro e inalterato nel tempo.

Quando meno te lo aspetti, succede qualcosa di magico che ti lascia senza respiro per la felicità.

 

 

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