Nagarjuna fu uno dei più grandi maestri che l’India abbia mai prodotto. Un giorno stava passando per una città la cui regina era una sua devota. Nagarjuna andò al palazzo per mendicare del cibo. Aveva una ciotola di legno per l’elemosina e nient’altro. Girava sempre nudo. La regina chiese di darle la ciotola di legno e in cambio gliene regalò un’altra tutta d’oro e tempestata di gemme. Nessun asceta l’avrebbe accettata, ma Nagarjuna la prese. Persino la regina rimase perplessa: “Perché mai ha accettato un oggetto così prezioso”, pensò, “mentre vive nudo, senza vestiti, senza possedere nulla”.

 Il maestro prese la ciotola e andò via. Un ladro lo vide con la ciotola in mano e lo seguì fino al vecchio monastero, in cui il saggio viveva solo. Nagarjuna si accorse di essere stato seguito dal ladro, che restò nascosto dietro a un muro. Allora gettò la ciotola fuori dalla porta. Il ladro si incuriosì per quest’azione ed entrò. Nagarjuna disse: “Ho gettato la ciotola per aiutarti a entrare. Se mi avessi sorpreso nel sonno, avresti preso la ciotola per aiutarti a entrare. Se mi avessi sorpreso nel sonno, avresti preso la ciotola e non ci sarebbe stato nessun incontro, perché saresti subito scappato”.
 Il ladro rispose: “Spero di essere capace anch’io un giorno di buttare una cosa così preziosa. Sono stato da molti saggi, che mi hanno detto di smettere di rubare, se voglio procedere nella meditazione, perché anch’io bramo di conoscere il modo in cui conseguire uno stato come il tuo”.
 Nagarjuna disse: “Se qualcuno dice di abbandonare il rubare e di procedere poi alla meditazione, allora non conosce per niente la meditazione. Che relazione c’è tra la meditazione e il furto? Non c’è alcuna relazione. Continua quindi a fare il tuo lavoro. Non preoccuparti, perché ognuno a suo modo è un ladro. Ti darò però una tecnica da praticare. Devi solo restare cosciente. Quando vai a rubare, sii pienamente cosciente; quando stai scassinando la stanza di un tesoro, sii cosciente. Qualunque cosa tu faccia, non mi riguarda, ma sii sempre cosciente. Torna tra quindici giorni”.
 Il terzo giorno il ladro tornò e disse: “Tu sei molto scaltro. Mi hai dato una tecnica tale che, se sono pienamente cosciente, non riesco a rubare. Giungo nella stanza del tesoro, lo apro, davanti a me ci sono cose preziose, ma non appena divento cosciente, divento come una statua di Buddha. Non posso procedere, l’intero tesoro mi sembra inutile. Mi hai detto che l’abbandono della mia professione non era una condizione, ma pare che il tuo metodo inneschi un processo tale da produrre proprio quel risultato. Cosa devo fare?”.
 Nagarjuna rispose: “Non ritornare più da me. Ora puoi scegliere: se vuoi continuare a rubare, togliti dalla testa la meditazione. Se vuoi meditare, togliti dalla testa il rubare”.

Il ladro disse: “In questi tre giorni ho sentito di essere vivo. Quando sono tornato senza aver portato via niente dal palazzo, per la prima volta mi sono sentito un sovrano e non un ladro. Questi tre giorni sono stati così colmi di beatitudine, che ora non posso più abbandonare la meditazione. Non c’è più bisogno di provare, mi hai conquistato. Tre giorni sono più che sufficienti, bastano a comprendere che tutto ciò che si fa consapevolmente è meditativo, è vivo; l’incoscienza è simile alla morte”.