L’adolescenza è una dura prova in famiglia. Il cambiamento di comportamento ne è l’essenza stessa. L’andamento scolastico può peggiorare perché le difficoltà aumentano. La durata e il ritmo del sonno si evolvono: andare a letto più tardi diventa sempre più frequente. L’umore è spesso molto fluttuante. Ansia e atteggiamenti di superiorità si alternano in contraddizione tra loro. Il rinchiudersi in se stessi, l’importanza degli amici della propria età, la certezza che i genitori sono arcaici e limitati fanno parte del gioco.
Tutti vogliamo che i nostri figli diventino degli adulti felici, di successo e ben inseriti nella collettività. Ma la pressione sui ragazzi per avere successo in ogni ambito – sport, scuola, attività artistiche ecc. – è più alta che mai. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se si sentono storie di genitori che fanno di tutto per i loro adolescenti: i compiti, il bucato, la preparazione del pranzo e persino il modulo per iscriversi all’università.
Benché questo atteggiamento possa nascere dall’amore, sostituirci a loro nelle cose che possono fare da soli non vuol dire aiutarli. Se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo riconoscere che il nostro fare troppo nasce dalla nostra ansia e dalla nostra preoccupazione. “E se mio figlio non fosse capace? E se non ce la facesse? E se non fosse all’altezza? Per questa volta lo aiuterò”.
Tuttavia, malgrado i nostri tentativi di tenerla nascosta, i nostri figli percepiscono la nostra ansia e tendono a farla propria, dubitando delle loro capacità. In secondo luogo, quando interveniamo per salvarli anche solo per una volta, creiamo l’aspettativa che ciò accadrà di nuovo. Questo rinforza il messaggio che mettiamo in dubbio la loro competenza.
Insegnare ai nostri figli come credere in se stessi, nella loro capacità di risolvere e superare qualsiasi situazione la vita metta loro di fronte è davvero un regalo. Date quindi ai vostri figli l’opportunità di fare dei passi falsi mentre sono ancora sotto le vostre ali. Molto spesso questo significa lasciare andare e togliersi di mezzo. Il loro apprendimento, ovviamente, comprende prove ed errori, successi e fallimenti. Senza, c’è poca crescita.
Pertanto, è di vitale importanza che indaghiamo dentro di noi e riconosciamo quando la spinta a proteggere viene solo dai nostri bisogni, non dai loro, quando viene dal cercare di evitare potenziali sofferenze invece che dal dare una mano per amore.
Esercizio: aiutare gli adolescenti a diventare adulti
- Fai dei respiri profondi per raccoglierti in te, calmare il corpo e aiutarti a focalizzare i pensieri. Tieni a mente la domanda “Lo sto preparando per il lancio?”; ti guiderà e ti aiuterà. Poi affronta la situazione in questo modo.
- Primo, esaminati. Ti senti in ansia? Ha paura? Se è così, che sensazioni fisiche si manifestano? Stomaco in subbuglio? Oppressione al petto? La spinta a proteggere tuo figlio sorge dalle tue paure, dai tuoi bisogni o dai tuoi dubbi? Se la risposta è affermativa, offriti un po’ di compassione per questa parte difficile del lavoro di genitore, che richiede molto coraggio e una fiducia assoluta. Per permettere ai nostri figli di evolvere, dobbiamo imparare a riconoscere e a sopportare la nostra ansia per le loro capacità e le loro difficoltà.
- Secondo, valuta le sue capacità. Non è mai facile decidere se tuo figlio è all’altezza di certe sfide, quindi bisogna saggiare un po’ il terreno. Meglio comunque sbagliare per eccesso di fiducia che il contrario. Noi esseri umani tendiamo a essere all’altezza della sfida che abbiamo di fronte quando è evidente che qualcuno crede in noi. Quindi, se pensi che sia in grado di affrontare la prova, anche se hai un piccolo dubbio ti invito a rilassarti. Togliti di mezzo. Ricorda che sarai lì a sorreggerlo se dovesse cadere. Ma prima di tutto vedi se riesci a immaginarlo in volo!