Uno dei principali vantaggi nel seguire una alimentazione vegetale e integrale è quello di non cedere facilmente alla monotonia dei pasti. Totalmente concentrate sull’equilibrio nutrizionale dei propri figli, le famiglie che intraprendono questa strada raramente finiscono con il preparare sempre le stesse pietanze per pranzo e per cena.

Il tentativo di ruotare il più possibile gli alimenti all’interno della settimana introducendo più varietà possibile, dai cereali alle verdure, dai legumi ai condimenti, fa sì che una dieta vegetale e integrale ben bilanciata difficilmente scada in monotonia.

Questo almeno in teoria.

Nella pratica, invece, può accadere di tutto.

L’abitudine, il poco tempo, la fretta così come i capricci o i rifiuti di fronte alle novità presentate possono avere una grande influenza nella scelta delle pietanze e quindi nella varietà degli alimenti che per quanto ruotati di fatto producono, per semplicità e velocità, sempre gli stessi piatti. Pastasciutta e pomodoro in questi casi sembra così la soluzione sempre più veloce e gradita ai bambini!

Tuttavia, evitare di annoiare e annoiarsi con gli alimenti a base vegetale e integrale può diventare meno difficile di quel che sembri.

Il primo punto da comprendere molto chiaramente (pena la noia e lo squilibrio nutrizionale) è che iniziare uno stile di vita alimentare nuovo non significa togliere, bensì aggiungere! Aggiungere cereali fino ad allora sconosciuti come il miglio, la quinoa, l’amaranto. Scoprire alimenti vegetali di cui non si sapeva nemmeno l’esistenza come il topinambur e la batata o assaggiare ortaggi dai nomi noti solo ai nostri bisnonni come il cavolo nero o il tarassaco può diventare un’avventura interessante anche per i nostri figli se sappiamo come prenderli.

Ciò che conta è darsi il tempo necessario per sperimentare.

Il problema più grande con i bambini è rappresentato dalla novità. Un bambino che non ha mai mangiato miglio o quinoa a partire dallo svezzamento non è così propenso a cambiare punto di vista. Perché di vista infatti si tratta, oltre che ovviamente di olfatto e palato. Di fronte a un nuovo piatto i bambini cercano di trovarne i tratti conosciuti, siano essi il profumo o le sembianze di un qualcosa che piace sempre e di sicuro. Pertanto, qualunque novità si intende apportare va fatta con circospezione, aggiungendo o togliendo solo uno alla volta i diversi ingredienti, esaltandone i sapori e abbinandoli con alimenti che sappiamo essere già graditi.

Una delle difficoltà più importanti per i genitori è capire quando il rifiuto di un figlio è legato a un capriccio piuttosto che a una reale inappetenza. La preoccupazione di fondo infatti è quella di non creare carenze nutrizionali legate a una possibile mancanza di apporti alimentari. Il suggerimento rimane dunque sempre lo stesso: non imporre il pasto e non far diventare una lotta il momento dedicato al cibo, seguendo nel contempo alcuni semplici suggerimenti:

 

  • non riempire esageratamente il piatto del bambino e sforzarsi di proporgli pietanze a lui più gradite;
  • eliminare ogni possibile fonte di distrazione come la TV o lo stereo, dedicando tempo al pasto che deve essere consumato al tavolo e in compagnia dei genitori;
  • ridurre la merenda se necessario o comunque allontanarla il più possibile dal pasto successivo in modo che il bambino vi arrivi con più fame;
  • assicurarsi che in ciò che il bambino consuma siano comunque rappresentati un po’ tutti i macroelementi di una dieta equilibrata, dalle proteine ai grassi, dai carboidrati ai sali minerali;
  • utilizzare frullati, centrifugati o merende golose in modo da invogliarli a mangiare non esagerando con l’apporto di fibra, che può riempire troppo;
  • cercare di regolarizzare l’orario dei pasti, spingendolo a non concedersi dei “fuori pasto”;
  • cercare di non dare le bevande prima del pasto, perché possono interferire sul momentaneo senso di sazietà.

 

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