Il “canto della notte” Navajo, con la sua cosmogonia, affascina a causa degli elementi simbolici e dei pregi artistici presenti nei suoi versi. Scopo della preghiera è la creazione rinnovata del concetto di salute, armonia e bellezza. Il termine Navajo “Hózhó”, di solito tradotto letteralmente come “bellezza”, significa molto di più: benedizione, realizzazione, appagamento, felicità. In una parola, insomma, significa tutto ciò che è bello, buono e ciò che è bene; anche il fatto di essere conglobato all’interno di un universo intatto.

PREGHIERA AL DIO DEI GUFI
Gufo!
Un sacrificio ho pronto per te.
Fumo per te faccio salire.
Ai miei piedi dai nuova forza.
Alle mie gambe dai nuova forza.
Al mio corpo dai nuova forza.
Al mio spirito dai nuova forza.
Alla mia voce dai nuova forza.
Allontana oggi da me il tuo incantesimo.
Te lo sei portato via,
lontano da qui.
E di nuovo sono guarito.
Di nuovo il mio spirito è puro.
Col mio spirito purificato potrò andare avanti.
Col mio spirito purificato potrò camminare.
E vagherò, senza più lamentarmi.
Senza dolore potrò proseguire.
Libero e leggero potrò muovere i miei passi.
Col cuore pieno di vita e passione camminerò.
Felice andrò per la mia strada.
Felice invocherò in gran quantità le nuvole nere.
Felice bramerò la pioggia che ristora.
Felice desidererò vedere le piante sbocciare.
Felice agognerò polline in abbondanza.
Felice bramerò l’abbondante rugiada.
Nella bellezza desidero vagare.
Sia la bellezza di fronte a me.
Sia la bellezza dietro di me.
Sia la bellezza sotto di me.
Sia la bellezza sopra di me.
Che la bellezza possa io vedere tutt’intorno, sul mio cammino.
Nella bellezza tutto si compie.
Nella bellezza tutto si compie.

Dal Canto della Notte dei Navajo

I Navajo o Diné (lett. Uomini), come loro stessi si autodefiniscono, appartengono linguisticamente alla famiglia degli Atapaschi. Originariamente erano stanziati nelle regioni settentrionali del Nord America, dove conducevano vita nomade. A poco a poco si spostarono nelle regioni del sud-ovest, dove ancora oggi vivono, nella più grande riserva di tutti gli Stati Uniti, estesa in una zona che abbraccia parte dell’Arizona, del Nuovo Messico e dell’Utah. Dagli indiani Pueblo i Navajo hanno appreso l’arte della tessitura dei tappeti, mentre dagli spagnoli hanno imparato a forgiare l’argento.
Da sempre, lo scopo primo della loro religione è quello di entrare in perfetta sintonia con l’universo e le potenze sovrannaturali. Ogni malattia deve essere interpretata come un simbolo distruttore, che spezza l’armonia. Tutte le manifestazioni di fenomeni che riguardano il corpo e lo spirito, al contrario, sono indistruttibili. La convinzione fondamentale della filosofia dei Navajo è il fatto che i pensieri e le parole influenzano molto sensibilmente il contesto fisico. In definitiva, secondo loro gli dei hanno dato vita al mondo attraverso il pensiero e le canzoni.
Nelle regioni aride e semidesertiche del sud-ovest, la pioggia è vista come un grande tesoro. Il polline (soprattutto del mais) trova grande impiego nei riti delle cerimonie Navajo, perché significa simbolicamente pace, prosperità, forza generatrice e dispensatrice di vita. La formula finale di una preghiera: “Nella bellezza tutto si compie” corrisponde all’“Amen” cristiano.

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