La scarpa in sé offre dei vantaggi. Protegge il piede da lesioni o disturbi che potrebbero insorgere per effetto di un terreno innaturale come l’asfalto, offre una difesa da eventuali ferite da taglio causate da oggetti appuntiti o a spigoli vivi e una protezione dal freddo; inoltre, conferisce un’aura di cura ed eleganza all’individuo visto nel suo contesto sociale.
Una buona calzatura è dunque un elemento fondamentale della cura del piede, tuttavia le scarpe spesso tendono a snaturare la configurazione anatomica dell’andatura umana. Vediamone alcuni tipi.
Tacchi alti
Qui il peso viene spostato sull’avampiede, con un conseguente carico elevato per i tendini e per le articolazioni delle dita. I tacchi alti favoriscono il configurarsi delle dita ad artiglio, perché l’arco traverso viene schiacciato, in quanto sottoposto a una forte pressione, e nel contempo anche l’alluce viene spinto verso l’esterno, il che produce una torsione dell’articolazione metatarso-falangea.
Scarpe a becco d’anatra
Sono scarpe che terminano a punta e quindi schiacciano e comprimono l’avampiede causando grossi problemi a livello dell’articolazione basale dell’alluce e del quinto dito. Se non si interviene con un cambiamento, può insorgere il cosiddetto hallux rigidus (alluce rigido), che si presenta con un ingrossamento dell’articolazione. Inoltre, possono formarsi calli e riscontrarsi sensazioni di bruciore a livello dell’avampiede.
Scarpe con plateau
Camminare indossando calzature con plateau significa mettere il piede nelle condizioni di “spiattellarsi” letteralmente nella scarpa, senza quasi possibilità di articolare un movimento. In più, queste scarpe sono molto dure e quindi si profila il rischio di lesioni a livello dell’articolazione, per effetto di slogature o distorsioni. Infine, possono verificarsi danni alle ginocchia, con carichi eccessivi sulle articolazioni.
Scarpe da ginnastica
Di norma hanno un senso solo se usate per il jogging su terreni duri, in modo da ammortizzare l’impatto del tallone. Chi utilizza queste calzature per uno stile di corsa che vede prima l’appoggio dell’avampiede noterà presto che la suola morbida può provocare danni evidenti all’avampiede. In generale, indossare scarpe da ginnastica produce un indebolimento della muscolatura del piede, perché quest’ultima non riceve controimpulsi, il che favorisce il configurarsi di un piede piatto o valgo. Con una frequenza impressionante si verificano problematiche che interessano il tendine di Achille e una sofferenza del ginocchio (ginocchio del podista) nel suo versante interno.
Infradito
Provocano una torsione dell’articolazione del primo e del secondo dito. Inoltre, non offrono alcun sostegno, tanto che coloro che le indossano “ciabattano” sul terreno più che camminare. Il piede “nuota” sulla base della scarpa senza quasi trovare appoggio, cosicché le dita devono serrarsi ad artiglio. Inoltre il peso del corpo “si schianta” sul tallone, con conseguenze estreme.
Pantofole
Per le pantofole vale sostanzialmente quanto appena detto per le infradito. Se non volete rinunciare alle pantofole, indossate solo quelle che offrono sostegno al collo del piede e al tallone.
Scarpe della salute
A un primo sguardo si pensa che queste scarpe siano l’ideale. A pianta larga e con una suola fabbricata ad hoc, offrono sì spazio alle dita, ma non sostengono il movimento del piede. In compenso sostengono troppo il piede stesso, nel senso che agiscono come un plantare permanente che quindi può risultare doloroso. Chi le indossa avrà meno problemi al piede, ma ne avrà all’articolazione, alle ginocchia e alla colonna vertebrale, perché si verifica una trasmissione attraverso la catena muscolare.
Scarpe con tacco a cuneo
Tra tutte le scarpe sono quelle che offrono le migliori prospettive, poiché i tacchi sono spesso più larghi e quindi, nell’ambito di una normale deambulazione che vede l’appoggio sul tallone per poi impostare correttamente il passo, il peso si distribuisce di solito in maniera più uniforme su tutta la pianta del piede.
Ballerine
La suola è piatta, con un cosiddetto tacco zero, nel senso che il piede si trova a distanza zero da terra sia a livello del tallone che della punta. Anche la tomaia è perlopiù morbida, flessibile ed estensibile. Il problema è che in genere la lunghezza interna non è adeguata e sufficiente per il piede. La caratteristica delle ballerine è in primo luogo il “corredo” ridotto. La suola è sottile e quella interna manca del tutto. Il piede trova sostegno solo in corrispondenza delle dita e del tallone, perlopiù per mezzo di un elastico. Il punto è che la scarpa può “tenere” solo se la sua lunghezza interna è perfettamente commisurata a una suola “tesa” tra avampiede e retropiede. Nella ballerina invece le dita si trovano compresse in punta e soltanto la tomaia morbida permette al piede di allargarsi un po’ di lato, cioè debordando dal margine della suola. Poiché chi indossa le ballerine non adatta la propria andatura alle caratteristiche della scarpa e in più la suola è priva di ammortizzazioni, ogni passo implica per il tallone un forte impatto, con una conseguente vibrazione di tutto il piede che si trasmette direttamente all’articolazione.
Attenzione dunque alla scelta delle scarpe; prendete sempre in considerazione la vostra postura e i punti deboli dei vostri piedi, così da limitare quanto più possibile i danni concedendovi, nel contempo, le scarpe che più vi piacciono, cercando di seguire una norma di buonsenso: alternare i tipi di scarpa, anche più volte al giorno.
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