Molti soffrono di sintomi diffusi, dei quali non è facile trovare la causa. In numerosi casi potrebbe anche trattarsi semplicemente di un fegato con una funzionalità irregolare o pigra.
Di fatto, non c’è vera salute né energia senza un fegato in perfetta forma. Questo straordinario laboratorio di trasformazione chimica lavora continuamente per aiutare il corpo a far fronte all’ambiente. In pratica, tutto ciò che assorbiamo passa attraverso questo potente filtro, che ripulisce il corpo dai suoi nemici giurati: prodotti tossici vari, virus, microbi ecc. Se tuttavia questo potente sistema di filtraggio smette di funzionare a pieno regime, iniziano a manifestarsi molti malanni.
Sta quindi a noi rimetterlo a nuovo, puntando sull’approccio globale e magari approfittando dell’arrivo della stagione primaverile, periodo più indicato per una cura disintossicante di quest’organo. Alcuni alimenti e alcune piante si dimostrano particolarmente idonei ad aiutare il fegato nel suo lavoro.

 

Il carciofo
Nell’antichità greca e romana, il carciofo era utilizzato per curare disturbi digestivi, epatici e renali. In Europa, i medici per tradizione utilizzavano (e seguitano a farlo) preparati a base di foglie di carciofo per stimolare la secrezione biliare. Oggi è confermato che il carciofo stimola la secrezione di bile e ne facilita l’evacuazione, cosa che permette il drenaggio dei dotti epatici.

 

La barbabietola
Questo ortaggio, in forma cruda, cotta o come succo, decongestiona il fegato e la colecisti. L’acqua di cottura della barbabietola è inoltre ricca di sostanze nutritive. Se le barbabietole sono biologiche, potete berne l’acqua o utilizzarla come brodo per minestre.

 

Crocifere: cavoli, broccoli ecc.
Tutte le medicine tradizionali orientali e occidentali decantano da secoli le virtù dei cavoli. Si tratta di un alimento vegetale che possiede numerose proprietà curative, come trattamento sia interno che esterno (cataplasmi, con un’azione decongestionante e sedativa). Va poi detto che i vari tipi di cavolo contengono indolo-3-carbinolo, una sostanza assai utile al fegato.

 

I crauti
I crauti si producono sottoponendo il cavolo cappuccio a lattofermentazione, un procedimento attraverso cui gli alimenti producono nuove sostanze terapeutiche che vanno ad aggiungersi a quelle già contenute nell’alimento al naturale. Oltre a racchiudere tutti i benefici del cavolo, i crauti contengono acido lattico, un sottoprodotto della lattofermentazione che esercita un’azione positiva sul pancreas e sulla flora intestinale. La cosa migliore è quella di consumarli crudi, perché cotti perdono molte delle loro sostanze benefiche.

 

La curcuma
Chiamata anche zafferano indiano, la curcuma (Curcuma domestica) è un ingrediente del curry, una miscela di spezie tipica della cucina indiana. La medicina tradizionale dell’India e della Cina la utilizza contro l’ittero. Da qualche decina di anni però, anche l’Occidente ne ha scoperto i pregi. Alcuni studi infatti hanno dimostrato che la curcuma combatte efficacemente i disturbi epatici, oltre a possedere proprietà anticoagulanti, antinfiammatorie e ipocolesterolemizzanti.

 

Il cardo mariano (Silybum marianum)
Questa pianta, originaria del Mediterraneo, presenta foglie color verde brillante, con venature bianco latte. Nel 1968 ne è stato isolato il principio attivo. Si tratta di un insieme di sostanze flavonoidi (in altre parole, di antiossidanti) chiamato silimarina, in grado di proteggere il fegato. Il suo utilizzo (anche da parte della medicina convenzionale) è mirato a vari problemi epatici: epatite, calcoli biliari, ittero, cirrosi, lesioni epatiche legate all’assunzione di farmaci o all’esposizione a sostanze tossiche.

 

La cicoria
Proprio come il carciofo, la cicoria (Cichorium intybus) appartiene alla famiglia delle composite. Dalla Cina all’America precolombiana, questa pianta è da sempre utilizzata per prevenire e curare le affezioni epatiche minori. La cicoria possiede numerose virtù. Oltre a essere rimineralizzante, tonificante, depurativa e diuretica, è anche coleretica, ossia favorisce la secrezione di acidi biliari, e colagoga, ossia stimola la contrazione della colecisti.

 

Le piante amare
La moderna alimentazione, in cui predominano gli zuccheri, lascia davvero poco spazio ai sapori amari, che invece occupavano un posto più importante nell’alimentazione di una volta. L’assenza di sapori amari genera uno squilibrio metabolico che si manifesta soprattutto a livello di fegato e colecisti. Le piante amare esercitano numerosi effetti benefici: aumentano la secrezione di succhi gastrici, migliorano la circolazione sanguigna nell’addome, esercitano un’azione tonica su tutto l’organismo (da qui la loro utilità in caso di stanchezza). In questa categoria di piante troviamo, oltre al carciofo e al cardo mariano, anche la genziana e il tarassaco.

 

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