Visitatore: Lei dice: il pensatore e il pensiero non sono separati, se si pensa che il pensatore sia separato e che quindi cerchi di controllare il pensiero, questo non fa che ricondurci alla lotta e alla complessità della mente e in questo modo non può esserci quiete.
Allora io non capisco: se il pensatore è il pensiero, come sorge la separazione? Come può il pensiero lottare contro se stesso?
Krishnamurti: Come fa a sorgere la separazione tra pensatore e pensiero quando in realtà sono una cosa sola? È proprio vero che il pensatore è il pensiero o lei pensa che dovrebbe essere così e quindi per lei non è una realtà? Per capirlo bisogna avere molta energia e cioè, quando lei vede un albero, deve avere l’energia per non permettere questa divisione tra l’“io” e l’albero.
Per capirlo ci vuole un’energia enorme; allora non c’è divisione e quindi non c’è conflitto tra i due, non c’è controllo. Ma poiché la maggior parte di noi è condizionata da questa idea che il pensatore sia diverso dal pensiero, il conflitto sorge.
Visitatore: Perché ci risulta così difficile trovare noi stessi?
Krishnamurti: Perché abbiamo menti molto complesse, non è così? Non siamo persone semplici che guardano le cose semplicemente, abbiamo menti complesse. E la società evolve, diventa sempre più complessa, come le nostre menti. Per capire qualcosa di molto complesso bisogna essere molto semplici.
Per comprendere un problema molto complesso si deve vedere il problema in sé senza introdurre nell’indagine tutte le deduzioni, le risposte, le supposizioni e le teorie che conosciamo.
Quando lei guarda il problema sapendo che la risposta si trova nel problema, la sua mente diventa molto semplice; la semplicità sta nell’osservazione, non nel problema, che può essere complesso.
Visitatore: Come si fa a vedere tutto come una cosa sola?
Krishnamurti: Siamo abituati a vedere le cose in modo frammentario, a vedere gli alberi, la moglie, il lavoro, il capo come qualcosa di separato, tutto in frammenti. Come posso vedere completamente, totalmente, senza divisioni, il mondo di cui faccio parte?
Ora ascolti, signore: chi risponderà a questa domanda? Chi le dirà come vedere? L’oratore? Ha posto una domanda e sta aspettando una risposta: da chi? Se la domanda è davvero molto seria – non sto dicendo che la sua sia sbagliata – se la domanda è davvero seria, allora qual è il problema?
Il problema è: “Non riesco a vedere l’unità perché vedo tutto come dei frammenti!”. Quando la mente vede le cose come frammenti? Perché? Amo mia moglie ma odio il mio capo!
Se amo mia moglie devo amare anche tutti gli altri, no? Non dite tutti “sì”, perché non amate vostra moglie e i vostri figli, non lo fate anche se forse lo dite. Se amaste vostra moglie e i vostri figli li educhereste diversamente, ve ne prendereste cura non economicamente ma in modo diverso.
Solo quando c’è amore non c’è divisione.
Lo capisce, signore? Quando odia c’è divisione, allora diventa ansioso, avido, invidioso, brutale, violento, ma quando ama – non con la mente, l’amore non è una parola, non è piacere – quando ama veramente, allora il piacere, il sesso e tutto il resto hanno tutt’altra qualità. In quell’amore non c’è divisione. La divisione sorge quando c’è paura. Quando si ama non c’è un “me” e un “te”, un “noi” e un “loro”. Ma ora direte: “Come faccio ad amare? Come faccio ad avere quel profumo?”. C’è solo una risposta: guardatevi, osservatevi. Non combattere contro voi stessi, osservatevi.
E da questa osservazione, vedendo le cose come sono, allora forse sorgerà quell’amore. Ma si deve lavorare sodo sull’osservazione, non essere pigri, non essere disattenti.
Londra, 23 marzo 1969