Tutto ciò che ruota attorno al modo di alimentarsi è molto significativo del modo in cui ogni individuo reagisce all’interno del gruppo prima e della società dopo. Quando pertanto osserviamo il modo in cui un adulto nutre il suo corpo, ossia ciò che mangia e come lo mangia, otteniamo parecchie indicazioni sul modo in cui nutre la mente e l’anima, sulla sua personalità e, alla fin fine, sui conflitti di cui soffre.

Quelli che mangiano per abitudine

Fanno tre pasti al giorno perché tutti mangiano tre volte al giorno, senza chiedersi se hanno veramente fame. Finiscono gli avanzi per non sprecare il cibo (come se considerassero il loro corpo una pattumiera!). Si tratta di persone programmate da valori molto forti: questo si fa, quello non si fa, questo è bene, quello è male… valori inculcati da genitori autoritari, che dominano su tutti gli aspetti della loro esistenza, non solo su quello dell’alimentazione.

Chi mangia per abitudine è una persona con tenaci convinzioni, che ragiona con dei “bisogna”, “si deve”. Dimentica in ogni caso di ascoltare il suo corpo, di fidarsi dei segnali di fame così come si affida a esso per respirare o sudare. Di fatto, non si rende nemmeno più conto se ha fame o no. È una domanda che non si pone neppure.

Quelli che mangiano per emozione

Sono persone che nutrono troppe aspettative verso la vita, delle quali la maggior parte non viene soddisfatta. Quindi, per forza di cose soffrono delle frustrazioni che ne conseguono. La loro felicità dipende dagli altri, perché hanno difficoltà a gestire la vita da sole. Si aspettano pertanto che gli altri facciano tutto il possibile per renderle felici. Dato che però non sanno esprimere le loro aspettative, ritengono che gli altri dovrebbero “capirle”, indovinarle. Siccome questo accade di rado, si sentono infelici, rifiutate, abbandonate. Alimentano collera e aggressività, che compensano mangiando e bevendo. Ma questa soddisfazione dura soltanto un effimero istante, dopodiché la collera e l’aggressività si ripresentano, assieme alla frustrazione.

voglia di dolciQuelli che mangiano per gola

Si lasciano influenzare dai loro sensi. Non hanno particolarmente fame, ma si lasciano tentare da un buon profumo di cibo o di caffè, dalla vista di un bel dolce, dal suggerimento dello chef ben presentato sul menù o dalla foto di una pizza su un volantino pubblicitario, dallo scrocchiare delle patatine, dal frizzare della bibita gassata, da un ritornello che pubblicizza un piatto pronto o anche da un sapore che rammenta loro un bel ricordo. In realtà, queste persone non ascoltano la loro fame, ma i loro desideri. Non sanno resistere allo stimolo dei sensi. Spesso, uno di questi sensi viene tentato più degli altri.

Quelli che non hanno mai fame

Non traggono nessun piacere dal sedersi a tavola, vi restano il meno possibile e mangiano poco. Non fanno mai spuntini fuori pasto. Di fatto, non sono interessati né al cibo né al piacere che potrebbero trarne. Sono persone che vivono un conflitto così forte da ritenere che la loro vita non abbia più senso, che non valga più la pena di essere vissuta fino in fondo. E allora perché continuare a nutrirsi, dato che bere e mangiare sono azioni utili soltanto ad alimentare una vita che non interessa più loro, azioni vitali quanto quella di respirare?

Quelli che hanno sempre fame

La fame è un riflesso automatico che si innesca quando il corpo prova un bisogno. Se costantemente stuzzicata, si tratta di una fame nervosa generata da un conflitto di mancanza. Ovviamente coloro che hanno sempre fame soffrono di una mancanza d’amore, una mancanza che li perseguita fin dall’infanzia. Mangiano per colmare un vuoto, senza mai riuscirci, perché la digestione elimina man mano gli alimenti, proprio come il tempo che passa rafforza la sofferenza di questi individui, inconsapevoli del conflitto.

pranzo veloceQuelli che mangiano molto in fretta

Queste persone inghiottono in un sol colpo e bevono tutto d’un fiato. Trascorrono a tavola meno tempo possibile. Non riescono a godersi il momento presente perché non sono capaci di gestirlo. Vivono costantemente proiettate nel passato o nel futuro, che le rassicurano o le angosciano.

Quelli che mangiano alquanto salato

A tavola danno sempre la preferenza alle patatine, ai salumi, ai prodotti sotto sale, ai piatti salati. Non sono molto attratti dalla “dolcezza”. Hanno un problema con la giustizia, che sembra loro sempre calpestata: hanno l’impressione che la vita o gli altri siano ingiusti con loro e questo conflitto si ripercuote sui reni, che sono in rapporto con la giustizia.

Quelli che mangiano alquanto dolce

Ai pasti il piatto che preferiscono è il dessert. Cucinano con piacere pietanze agrodolci. Apprezzano i dolciumi. Zuccherano sempre il caffè o il tè. A queste persone piace sentirsi utili. Hanno bisogno di ricompense. La loro felicità dipende dalla riconoscenza e dalla gratificazione altrui. Hanno spesso l’impressione che le loro aspettative siano insoddisfatte.

Quelli che mangiano sempre la stessa cosa

Quando cucinano, usano sempre gli stessi alimenti o vogliono mangiare un certo alimento ogni giorno. Si rassicurano creando un quadro immutabile attorno a loro. Vanno soggetti a certe ossessioni che limitano le loro azioni e i loro pensieri. Le novità li inquietano e le evitano quanto possibile.

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