A volte ci lanciamo a capofitto su un particolare alimento – di solito molto grasso o ricco di zuccheri – convinti di obbedire a uno stimolo fisico, quello della fame. In realtà, una volta soddisfatto questo “stimolo”, ci rendiamo conto di aver obbedito non tanto allo stomaco quanto a qualcos’altro. Abbiamo “sfamato” un’emozione.
Fame emotiva e fame fisica possono sembrare identiche, ragion per cui è importante imparare a riconoscere le caratteristiche che le distinguono. La prossima volta che avvertirete un’improvvisa e forte sensazione di appetito, prendete in considerazione i seguenti punti, per stabilire se avete veramente fame o se invece le emozioni vi stanno “giocando un brutto tiro”.

fame fisicaFame fisica

  • È graduale. Lo stomaco borbotta. Un’ora dopo, brontola più forte. La fame fisica invia segnali sempre più chiari che è ora di mangiare.
  • È rivolta a vari alimenti. Con la fame fisica possiamo desiderare qualcosa di particolare, ma si tratta di preferenze flessibili. Siamo aperti a scelte alternative.
  • Risiede nello stomaco. La fame fisica è riconoscibile dalle sensazioni che avvertiamo nello stomaco, come crampi, brontolii, senso di vuoto e perfino dolore.
  • È paziente. La fame fisica preferirebbe che mangiassimo al più presto, ma non impone di farlo subito.
  • È causata da un bisogno fisico. La fame fisica si fa sentire perché sono passate quattro o cinque ore dall’ultimo pasto. Quando siamo eccessivamente affamati, possiamo sperimentare capogiri o cali energetici.
  • Comporta scelte deliberate e consapevolezza del mangiare. Con la fame fisica siamo consapevoli del cibo sulla forchetta, in bocca e nello stomaco. Scegliamo coscientemente se finire il tramezzino o accontentarci della metà.
  • Cessa una volta soddisfatta. La fame fisica deriva dal desiderio di alimentare e nutrire il corpo. Appena realizzato questo scopo, smettiamo di mangiare.
  • Si fonda sul mangiare come necessità. Quando l’intenzione dietro il mangiare è basata sulla fame fisica, non ci sono sensi di colpa o di vergogna. Sappiamo che alimentarsi, come respirare ossigeno, è una componente essenziale della vita.

fame emotivaFame emotiva

  • È improvvisa. Un momento prima non stiamo pensando al cibo, un momento dopo moriamo di fame. L’appetito passa rapidamente da 0 a 100 km/h.
  • Riguarda un cibo specifico. Desideriamo un certo tipo di alimento, come cioccolato, pasta o cheeseburger. Sentiamo di dover mangiare quel particolare cibo. Nulla può sostituirlo!
  • È “al di sopra del collo”. Un desiderio di origine emotiva ha inizio nella bocca e nella mente. La bocca vuole assaporare quella pizza o quella ciambella, la mente pensa soltanto al cibo desiderato.
  • È insistente. La fame emotiva spinge a mangiare ORA! Avvertiamo il desiderio di alleviare immediatamente la sofferenza emotiva con del cibo.
  • È associata a emozioni sgradevoli. Il superiore ci ha rimproverato. Nostro figlio ha problemi a scuola. Il partner è di cattivo umore. La fame emotiva ha luogo in concomitanza con una situazione irritante.
  • Porta a mangiare in maniera automatica o distratta. Possiamo avere l’impressione che sia la mano di qualcun altro a infilarci in bocca cucchiaiate di gelato (“mangiare automatico”) oppure non accorgerci di avere appena vuotato una scatola di biscotti (“mangiare distratto”).
  • Non cessa, nemmeno quando il corpo è sazio. L’intemperanza emotiva nel mangiare nasce dal desiderio di mettere a tacere emozioni dolorose. Ci rimpinziamo per soffocarle e ci serviamo una seconda e una terza porzione anche se lo stomaco è talmente pieno da farci male.
  • Suscita sensi di colpa. Il paradosso dell’intemperanza emotiva è che mangiamo per sentirci meglio e poi rimproveriamo noi stessi per aver consumato biscotti, focacce o cheeseburger, promettendo di fare ammenda (“Farò esercizio fisico, mi metterò a dieta, salterò i pasti e così via… da domani!”).