VEG come vegetale, vegetariano, vegetaliano. VEG come vegano. E in questo caso, riassumendo, il senso ultimo è quello di non servirsi in alcun ambito di prodotti derivati dallo sfruttamento animale.

Bene sarebbe estendere ulteriormente questa posizione dicendo: nessuno “sfruttamento” né degli animali, né della terra (dei suoi minerali, dei vegetali, dell’acqua o di quant’altro), né infine dell’uomo poiché, in fondo a tutto, è anche buona parte dell’umanità che viene sfruttata, usata, inaridita in nome del progresso o del profitto travestiti da bisogni indotti e inutili.

Nutrirsi è un atto di rispetto nei confronti della vita: mangiamo per vivere e ci alimentiamo di vita. La vitalità di ciò che mangiamo è alla base del nostro stare bene. Dobbiamo avere il giusto rispetto di noi stessi e del nostro corpo; quello che mettiamo su un piatto non serve soltanto a fornirci le fantomatiche calorie o a soddisfare la nostra gola, ma è soprattutto l’indispensabile sostentamento, quanto costruisce ciò che siamo, e quando è un cibo “pulito”, “sano”, il più possibile integrale e non artefatto, buono e cucinato con cura, diventa un atto d’amore.

Non ci limitiamo a mangiare l’alimento, ma teniamo sempre a mente che il principale ingrediente è il “come” cuciniamo. La nostra fretta, la nostra rabbia, il nostro dolore impregnano il cibo che manipoliamo. Facciamolo dunque con lo spirito giusto, prestando attenzione a quanto è bello preparare qualcosa per i nostri amici, per la nostra famiglia o anche solo per noi stessi.

Non usando cibi di origine animale rispettiamo la vita degli animali e ci dichiariamo dissidenti di fronte al modo violento e feroce che caratterizza gli allevamenti intensivi e il mito della “produzione e del consumo”. Questo stesso concetto guida anche la grande produzione dei vegetali; cerchiamo dunque di scegliere con cura, perché gli alimenti e loro derivati di origine vegetale possono provenire dalle coltivazioni più disparate. Un campo coltivato con amore, dove le piante si mescolano tra loro, crescono e vengono raccolte secondo il clima e le stagioni, sicuramente ci darà più “nutrimento” del più recente alimento esotico straricco di sostanze di ogni tipo, offerto dal mercato secondo la moda del momento.

È quindi importante essere consapevoli di cosa si utilizza: uno stesso cavolo può arrivare sulla nostra tavola dall’agricoltura convenzionale, da coltivazioni bio certificate o dal cosiddetto “contadino”, che nei casi più felici può aver scelto di coltivare in permacultura, agricoltura sinergica, agricoltura naturale ecc. In particolare, questi ultimi modi di coltivare garantiscono che la pianta e la terra vengano vissute con grande rispetto, senza forzature o metodi invasivi, rispettando gli equilibri dei vegetali e gli ecosistemi. È vero, spesso una lumachina sulla lattuga ci rende meno agevole o piacevole la sua preparazione. Ricordiamoci però che è meglio ritrovare sulle nostre verdure degli esseri viventi “visibili” piuttosto che dei veleni invisibili!

 

Tratto da: