Al contrario delle idee fin troppo spesso passivamente accettate nell’ambito della comunità medica, lo spirito influisce sul corpo e viceversa. Se la comunità medica sembra accettare l’influsso negativo della psiche sul corpo, trova però molto più difficile accogliere l’idea che essa possa avere effetti positivi sulla guarigione. Sotto questo aspetto l’utilizzo dei placebo è rivelatore perché, nell’ambito della ricerca medica, mira unicamente a screditare il valore terapeutico di una molecola, se quest’ultima non si comporta meglio del placebo stesso.

Ora, modificando il punto di vista, ciò che qui sostanzialmente ci interessa è l’indubbia esistenza dell’effetto placebo. Per ironia, è proprio questo il farmaco più studiato al mondo, e in numerose patologie: la sua efficacia si rivela uguale o superiore a molti trattamenti comunemente utilizzati. Ciò che il placebo mette in risalto è lo straordinario potere di autoguarigione del corpo, che reagisce ai nostri pensieri, emozioni, credenze e convinzioni. È un fenomeno ben documentato.

Se si considera la letteratura scientifica degli ultimi quindici anni, si trovano oggi più di 1.800 pubblicazioni che attestano l’influenza dei nostri pensieri sulla materia, tanto inerte quanto viva. La maggior parte di tali testimonianze non proviene da riviste mediche, bensì da altre pubblicazioni scientifiche. Oggi possiamo classificare queste influenze dimostrate in tre grandi categorie:

  • influenze micro-locali: è l’influenza locale dei pensieri, stati emotivi o credenze sul mio corpo e sul suo stato di salute, oppure sull’insorgenza della malattia;
  • influenze locali: i pensieri, le convinzioni e le emozioni della cerchia di persone a me più vicina, del mio medico, del team terapeutico o della mia cultura esercitano un impatto talora non trascurabile sulla guarigione;
  • influenze non-locali: i pensieri e le emozioni di persone senza contatto diretto, talvolta a grande distanza, sembrano avere anch’esse un influsso dimostrato.

Quest’ultimo tipo è evidentemente il più difficile da accettare nel paradigma scientifico materialistico. Tuttavia, la semplice onestà ci costringe ad ammettere il fatto, abbondantemente dimostrato da una quantità di studi, perfino quando non ne comprendiamo ancora i meccanismi.

Mente, pensieri, convinzioni, emozioni e materia possono essere considerati stati differenti di una stessa realtà che manifestano relazioni di influenza o interferenza. I nuovi approcci ci consentono di intravedere immense possibilità di sviluppo delle pratiche terapeutiche. Il lavoro psicosomatico o psicoimmunitario si inserisce in questo nuovo quadro epistemologico, che si ricongiunge con moltissime pratiche tradizionali millenarie.

Nel libro Le 12 tappe della guarigione mi concentro unicamente sulla parte psicologica del lavoro. Ciò non significa, tuttavia, che non sia necessario ricorrere alle risorse della medicina classica in caso di problemi: al contrario. Di fronte alla sfida rappresentata da una patologia potenzialmente mortale, è bene utilizzare tutto ciò che può esserci di ausilio: farmacopea, nutrizione, cure energetiche, rilassamento, visualizzazioni e così via hanno tutte dimostrato di poter esercitare un influsso talvolta decisivo sullo stato di salute del paziente. Tuttavia, spesso è difficile capire che cosa ha fatto la differenza. Da un punto di vista scientifico è irritante, mentre dalla prospettiva del paziente non è importante: basta che funzioni. Se funziona, vuol dire che è vero… pur senza essere ancora scientificamente dimostrato.

 

Ecco le dodici tappe identificate nei casi di sopravviventi eccezionali:

  1. Accettare la diagnosi
  2. Rifiutare la prognosi
  3. Reinquadrare la catastrofe come un’opportunità
  4. Diventare la persona più importante del proprio universo
  5. Assumersi le proprie responsabilità nella creazione del problema
  6. Costruire la determinazione
  7. Scoprire il messaggio-funzione del sintomo
  8. Eliminare dal passato traumi e convinzioni limitanti
  9. Sviluppare un presente che soddisfi in modo continuativo
  10. Costruire un futuro senza tensioni
  11. Sentirsi connessi, sviluppare una pratica spirituale
  12. Vivere la propria vita

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