Intervista a Gianna Tomlianovich, autrice di Lo stretching dei meridiani, un manuale su un’innovativa tecnica, efficace, piacevole e adatta a tutti, che consente di lavorare da soli sui propri squilibri energetici.
Se lei dovesse descrivere a chi vi si accosta per la prima volta che cos’è lo Stretching dei Meridiani, che parole userebbe?
Per dirla con una frase è un metodo per lavorare da sé e su di sé in modo semplice ed efficace, per mantenere la salute dove c’è e riconquistarla dove è stata messa in difficoltà.
Il nome con cui l’ho definito riassume in due parole il suo senso: lo “stretching” di parti del corpo fisico per lavorare sui “meridiani”, cioè i percorsi dell’energia correlati. E’ infatti l’energia che nutre il fisico, che si ammala quando viene nutrito male. Ciò avviene quando qualche meridiano è in squilibrio, cioè quando in esso scorre troppo poca energia, oppure ce n’è troppa, ma ferma. In questi casi è probabile che in qualche punto del suo percorso essa sia rimasta bloccata e si sia accumulata.
L’energia tuttavia non si vede, a differenza del corpo, è quindi il fisico che si incarica di mostrare la difficoltà energetica con un sintomo. Se il suo significato non è ben compreso e curato, lo squilibrio persiste e si aggrava in disturbo cronico o malattia.
Poiché dunque ogni nostro problema di salute si origina sul piano energetico, anche ogni sua risoluzione avviene solo riportando la salute, cioè l’equilibrio, nei percorsi dell’energia.
Ogni altra modalità di cura sintomatica può solo tenere a bada, o addirittura aggravare il disturbo, ma non lo può risolvere (cioè ri-sciogliere).
Faccio un esempio. Le pastiglie per il mal di testa possono sì allentare o temporaneamente eliminare il disturbo, ma dopo qualche ora, o alla prossima occasione analoga, esso ritornerà, magari anche più forte, perché si è lavorato sul sintomo,cioè l’effetto, e non sulla causa. Se invece si lavora sui meridiani e relativi muscoli del collo, distendendoli entrambi con opportune tecniche di Stretching dei Meridiani, il blocco energetico si scioglie, l’energia torna a circolare in quella zona, in quel meridiano, e naturalmente il sintomo scompare, e per sempre. La problematica che aveva originato il sintomo è ormai in coscienza e quindi si è in grado di evitare che si instauri di nuovo.
Nel suo manuale esprime un’idea molto interessante di benessere, un’idea in qualche modo di benessere “totale”. Ci può spiegare in che senso?
Dobbiamo tener presente che ciascuno di noi è una composizione originale e direi unica di vari aspetti: emozionale, mentale, spirituale, oltre che vitale e materiale.
Quando “siamo” questo colore, stiamo bene a tutti i livelli, e questo è il “ben-essere”. Ciò si traduce in gioia di vivere e di amare, potere interiore, salute fisica, potenzialità di condurre e costruire il proprio destino con responsabilità e rispetto di noi e degli altri …”colori”.
Nella vita, e nelle vite, fatti ed eventi ci costringono o ci inducono a “sporcare” qua e là il nostro colore unico e meraviglioso con altri colori, di solito di tinte più scure. Quando ciò avviene, viviamo il “mal-essere”, che si mostra in qualche disturbo fisico-psichico-emozionale e si manifesta in una malattia. Se vogliamo tornare a star bene, bisogna solo togliere ciò che abbiamo aggiunto alla nostra splendida e luminosa realtà personale.
Per raggiungere il nostro obiettivo occorre fare quindi scelte diverse e avvalersi, come punto di leva, di uno strumento idoneo. Lo Stretching dei Meridiani è uno strumento molto valido, perché usa tecniche che lavorano contemporaneamente sui vari livelli del nostro essere, con un unico obiettivo: liberarci e riportarci a noi stessi e alla gioia.
Anche dal punto di vista culturale la sua formazione ha percorso in qualche modo strade diverse e molteplici. Questo come ha influenzato la sua elaborazione dello Stretching dei Meridiani?
È vero. Il mio percorso di formazione e di vita è stato molto lungo, complesso e anche solitario, sempre animato da due doti che mi riconosco: curiosità e ricerca, insieme alla determinazione di non “accontentarmi” e di voler raggiungere l’obiettivo pieno. Obiettivo che però a ogni conquista interiore e esteriore si spostava e si ampliava, mentre contemporaneamente sempre più si delineava il progetto a cui tutte quelle esperienze, studi e ricerche stavano dando il loro contributo, il progetto di trovare la strada per unire in me ciò che era separato e mi faceva soffrire per ritrovare la salute e la gioia di vivere. Una volta trovato tutto questo, il mio obiettivo è stato insegnare ad altri come fare per liberare se stessi.
Questo avvenne attraverso un’attività curativa meravigliosa e olistica come è Keiraku Shiatsu, che naturalmente continuo tuttora, e la fondazione, 20 anni fa, di una Scuola di formazione per preparare operatori in Keiraku Shiatsu.
Credevo di essere arrivata, era un bel traguardo, ma nel tempo ho capito che “l’appetito vien mangiando” e che in fondo non si arriva mai, perché ciò che hai conquistato diventa una base di partenza per altre conquiste successive.
Infatti un giorno ho cominciato a chiedermi: perché uno per guarire deve aver bisogno di un’altra persona? Se siamo esseri spirituali e quindi con il potere di creare e modificare ciò che è sotto il nostro dominio, non potremmo riuscire a farlo da soli? Il sistema dello Stretching dei Meridiani e il libro che lo propone sono la risposta affermativa a quella domanda.
Ora posso dire che esso è l’estratto in funzione della guarigione dell’uomo di tutto il mio percorso di studi, esperienze e ricerche. Infatti, per proporre un metodo di autoguarigione così completo e insieme semplice dovevo conoscere, sperimentare e addentrarmi profondamente in ciascuno dei vari piani coinvolti e amalgamarli così bene da rendere il metodo semplice, alla portata di tutti.
Ed ecco allora il mio essere insegnante di educazione fisica, psicologa, operatrice e insegnante Keiraku Shiatsu, ecco le mie ricerche in campo esoterico e simbolico occidentale e orientale, ecco le tante strade intraprese nel campo dell’energia: Qi Gong, bioenergetica, sentiero andino, terapie essene, solo per citare le più importanti. Nel libro c’è un po’ di tutto questo, negli aspetti che ben si armonizzano tra loro per costruire un metodo integrato di auto-guarigione.
Considerando quindi questo approccio totale al benessere che cosa significano gli esercizi che lei propone e che tipo di benefici se ne ricavano praticandoli?
Bisogna considerare che l’energia che scorre in ogni meridiano ha delle proprietà e un campo di azione specifico e che le qualità che domina e controlla riguardano sia il campo energetico (vitalità, emozioni, attività mentali) sia il corrispettivo territorio del corpo fisico, e tutto, naturalmente, con risvolti spirituali.
Per esempio, se si libera il meridiano di Fegato, funziona meglio la digestione, si acquisisce coraggio per portare avanti le proprie idee, si attivano i sogni costruttivi e la capacità di fare programmi vincenti per realizzarli.
Se invece si libera il meridiano di Polmone, smetteranno una fastidiosa bronchite o un raffreddore cronico, ma insieme scomparirà una qualche forma di allergia, miglioreranno le relazioni sociali, il livello di vitalità tenderà verso l’alto…
Ogni esercizio di Stretching dei Meridiani lavora su una determinata zona di meridiano e quindi del corpo fisico. Le serie sono sei, ciascuna composta da circa 20 esercizi, che coprono l’intero percorso della coppia di meridiani coinvolti.
L’esercizio consiste nell’assumere una posizione passiva, cioè soggetta a una sola forza, quella di gravità, in cui quel meridiano in quel tratto è messo in luce, cioè si percepisce, e poi usare altri strumenti attivi (respiro, mente, vocalità) per liberarlo, e con lui le qualità del nostro essere che teneva bloccate o ridotte. I benefici, come già detto, sono quelli di dare sempre più forza a ciò che noi siamo e vogliamo essere, liberando le nostre qualità positive e sbarazzandoci dalle catene che le tenevano prigioniere grazie al cambiamento delle memorie cellulari precedenti.
La sua disciplina non prevede soltanto una parte fisica, ma anche un lavoro di esame di se stessi a livello psicologico. Quale dovrebbe essere l’obiettivo di questo esame e a che aspetti è legato?
Non si tratta certo di diventare psicologi di se stessi, ma di accettare di cambiare punto di vista e di agire di conseguenza, mano a mano che la nostra vera natura si mostra e acquista forza. Se si è disposti a questo, le cose avvengono naturalmente, la vita ce le porta senza fatica. Cambiato il punto di vista, avverrà un cambiamento nelle scelte e nelle abitudini, che porterà un benessere ancora maggiore. Non occorre forzare, ma sviluppare una sempre maggior consapevolezza e controllo sul respiro, sulle posture che mantengono attivo lo squilibrio e sui pensieri. Ma, ripeto, non c’è da preoccuparsi, non bisogna pensare “quanto è difficile”, perché ogni prova nella vita arriva solo quando siamo pronti per accoglierla e vincerla. C’è solo da restare svegli per conquistare il dominio e la guarigione totale giorno dopo giorno, senza perdere di vista l’obiettivo finale, usando costanza e pazienza, come un bambino che gioca e si prepara, sognando, a ciò che da grande vuol essere.
In un manuale rivolto ad adulti ha sottolineato anche l’importanza dell’aspetto del gioco: cosa ha voluto indicare con questo?
Esattamente quello che stavo pensando un momento fa. Il bambino quando gioca è serissimo, rispetta le regole e si diverte, ma insieme impara e fa pratica di ciò che sarà da adulto.
Egli vive nel qui e ora e per giocare bene mette in gioco se stesso per intero. La maggioranza degli adulti ha perso in gran parte queste caratteristiche, vive nel passato e/o nel futuro ripercorrendo, situazione dopo situazione, vita dopo vita le stesse strade, con gli stessi risultati, fino a che non ricorda che il potere di cambiare le cose sta solo nel presente, l’istante divino. Nelle antiche scritture indù, la vita, questa vita, è chiamata “Lila”, cioè il “Gioco di Dio”. Ma anche in occidente noi parliamo di “teatro della vita”, in analogia con le tragedie e le commedie rappresentate sul palcoscenico.
Accogliamo quindi queste verità, facciamole nostre e diventiamo consapevoli che nella scelta del gioco che ci piace e nel rispetto delle sue regole possiamo esprimere noi stessi, smettere di essere “seriosi” e cominciare a sorridere.
Lei tiene corsi e lezioni di Stretching dei Meridiani, tuttavia ha scelto di farne anche un manuale che possa essere utilizzato da tutti, a livello individuale. Perché?
Per anni ho tenuto corsi settimanali di Stretching dei Meridiani che riguardavano soprattutto la pratica. Ma sempre più mi accorgevo (anche dopo l’uscita del libro) che le persone non usavano tutte le potenzialità del metodo, ma “si accontentavano” di fare un po’ di esercizi per sentirsi un po’ più sciolte. Così ho sospeso quel tipo di proposta limitante.
In fondo il libro è stato scritto con il preciso intento di permettere a ciascuno di lavorare a casa propria, con i suoi tempi, senza spendere soldi e perdere tempo e soprattutto permette di riprendersi e sperimentare il potere di autoguarirsi e di essere responsabili del mantenimento della salute riconquistata.
Sulla base però di richieste e osservazioni ricevute dalle molte persone che mi telefonano dopo aver letto il libro, ho accettato con piacere di condurre seminari, laddove vengano organizzati, di due week-end soltanto, che servono come “spinta di avvio” per il percorso di liberazione che poi verrà condotto da ciascuno.
In queste quattro giornate tratto bene il contesto filosofico-spirituale in cui situare il lavoro pratico, comprese quelle che ho chiamato “le regole del gioco”. Si eseguono anche tutti gli esercizi del libro, in modo che, anche se ciascuno di essi è illustrato e descritto chiaramente, non si abbia più paura di sbagliare e si possa poi formulare il proprio programma di lavoro in modo determinato e sicuro.
Per quanto riguarda infine il campo della cura e della terapia, che tipo di tendenze vede in questi ambiti?
Io penso che, mano a mano che ci avviciniamo alla consapevolezza della nostra natura divina, riscopriremo i nostri poteri, quelli che avevamo e che nel cammino delle ere abbiamo dimenticato di possedere.
Nel campo della cura e della salute naturalmente svilupperemo ciò che ci permette di mantenerci in ottima salute e di conquistarla, se essa è stata messa in difficoltà. Credo perciò che il futuro della terapeutica sarà nell’ambito dell’autocura. Non ci saranno più deleghe in bianco a chicchessia.
Allora le medicine conosciute spariranno? No di certo, o non tutte. Ma ciascun individuo sceglierà in coscienza, guidato dal proprio sentire, questo o quell’aiuto esterno se, e per quanto sarà necessario al lavoro di base che sarà in grado (e che gli piacerà) svolgere da se stesso.
Utopia? Mah… Essendo il mio, come ho già detto, un percorso solitario, mi trovo spesso a precorrere i tempi, a proporre cose che saranno più conosciute o comuni dopo qualche anno.
Sicuramente quindi non lo penso come un qualcosa che sarà realtà domani, ma intanto vedo che la gente comincia ad accorgersi che la nostra medicina occidentale, tutta basata sulla guerra al sintomo, comincia a “dare i numeri” e sempre più si apre alle medicine alternative o, come preferisco chiamarle, complementari. Passo dopo passo guadagnerà la fiducia in sé e scoprirà i veri percorsi di cura, che non considerano la malattia come qualcosa che ha potere in sé, ma come una prova che la vita offre per consolidare il nostro potere di giocare bene, con gioia e divertimento, al grande “Gioco di Dio”.
Vuole aggiungere qualche altra cosa?
Sì. Vorrei invitare tutti i lettori a visitare il mio sito www.keis.it, in cui ci sono anche interi brani del libro ed esempi degli esercizi di Stretching dei Meridiani.
A tutti un augurio di buon cammino di vita.
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