Come funziona la dieta Dukan? Qual è il segreto del suo successo? Che cosa dicono i medici? Quali sono le testimonianze di chi l’ha provata? Il giornalista Hervé Pouchol nel libro La dieta Dukan pro e contro ha voluto rispondere proprio a queste domande secondo vari punti di vista, da quello di chi la considera pericolosa a quello del suo ideatore, Pierre Dukan. Le sue promesse di un dimagrimento rapido e cospicuo, il successo del libro La dieta Dukan, che ha venduto più di un milione di copie, dimostrano l’infatuazione non solo per una dieta, ma anche per un nuovo modo di dimagrire, in apparenza facilissimo, ma non mancano i rischi di questo metodo, le opinioni dei “delusi” e di chi ne sottolinea i rischi per la salute. E Pierre Dukan in persona cosa pensa del suo successo e dei suoi detrattori? Ecco l’intervista di Hervé Pouchol:

Si ricorda quando è comparso il desiderio di curare gli altri?
Lo stimolo l’ho avuto, mio malgrado, verso i dieci anni, perché avevo un sacro terrore delle iniezioni… dovevano essere in dieci a tenermi! Mia madre mi ha guarito da questa fobia insegnandomi a farle su un grosso filetto di scamone. Da allora, con la mia borsettina di aghi e siringhe correvo dappertutto a pungere i miei familiari, imparando così ad aiutare le persone cui volevo bene, un’abitudine che non ho più abbandonato. Mio nonno era orgoglioso di dirmi che le mie mani erano un dono e a quanto pare non aveva tutti i torti, perché possedevo un certo talento per il disegno con la china e per la pittura. Queste inclinazioni artistiche a un certo momento mi hanno indotto a esitare tra la medicina e le belle arti; ancora una volta mia madre si è dimostrata più saggia dicendomi che, se sceglievo la medicina, non avrei mai fatto a meno dell’arte, ma che se avessi optato per la carriera artistica mi sarei vietato per sempre di praticare una professione medica. Mia madre sapeva dare ottimi consigli, purtroppo se n’è andata troppo presto. Avevo solo vent’anni ed è stato un dolore atroce.

Adesso lei è un po’ il suo angelo custode?
Di fatto lo è e oggi, a ogni cosa bella che accade nella mia vita, ho l’abitudine di dire: ‘Toh, Sylvia ha colpito ancora!’.

Ha sempre avuto la vocazione di aiutare gli altri, vero?
No, non sono un santo, faccio parte di quella categoria di egoisti che amano il loro lavoro e traggono piacere dall’aiutare il prossimo. Quando aiuto qualcuno a dimagrire, sono io il grande beneficiato, io che ne ricevo una soddisfazione immensa.

E in tutto questo dove si colloca il piacere di scrivere?
A me scrivere piace davvero e la prova è che ho scritto diciannove libri prima del successo che conosce oggi.

E il suo successo? Se lo aspettava?
Con Maigrir, l’arme absolue avevo già assaporato un piccolo successo: centoventicinquemila copie non sono poche!

Si trattava del suo metodo odierno?
No, affatto, erano solo i primi passi. La base era la stessa, ma non c’è stato seguito né pubblico, perché all’epoca la gente voleva dimagrire, non stabilizzarsi; si curava il sovrappeso così come si curava un’angina, si trattava la malattia e poi finiva tutto lì. La domanda degli anni 1975-1980 non era assolutamente quella di oggi.

Lei parlava già di dieta proteica a metà anni Settanta…
Sì ed ero considerato un eretico!

Ma Atkins non le aveva aperto la strada?
Solo in parte. Lui oltre alle proteine includeva i grassi, cosa non da poco.

È lui che le ha suggerito il concetto delle quattro fasi?
Scherza? Le quattro fasi sono nate circa due anni fa con la versione ‘New Atkins’. All’epoca la dieta Atkins era stata tacciata di essere un passaporto per l’infarto, ma io avevo già eliminato tutti i grassi…

Si potrebbe tacciarla a sua volta di essere un passaporto per il colesterolo.
Nient’affatto. Con il mio metodo, il più magro in assoluto, gli esami del colesterolo sono risultati migliori nel cinquantasette per cento dei casi. Ipertensione e diabete grazie al metodo sono migliorati nel cento per cento dei casi, ma inevitabilmente ricompaiono allorché si riprende l’alimentazione del passato.

E delle uova cosa mi dice?
Abbiamo corretto la quantità nella nuova versione del libro.

Cosa dice a chi soffre di disturbi renali dopo aver cominciato o concluso il suo metodo?
La risposta è semplice: se si hanno dei reni senza anomalie, non si verificherà nessun problema. Di contro, se uno dei reni è malato o se è presente una lieve insufficienza, occorrerà fare attenzione. Poiché le proteine aumentano le scorie dell’organismo, i reni devono lavorare il doppio. Se un rene è difettoso, chiedergli di sforzarsi ulteriormente non va bene. L’ideale è sottoporsi a un dosaggio di urea e creatinina, due marker del funzionamento renale; se sono normali, non c’è alcun rischio.

Lei ha spesso una risposta a tutte le domande, così come i prodotti che crea rispondono ai bisogni dei suoi adepti. È normale che la considerino un guru, vero?
‘Dukan-guru’ mi ha detto un mio paziente, divertito dal fenomeno. Niente male, non trova? Sa, il vero significato della parola ‘guru’ è piuttosto nobile, perché indica una guida morale. Io non ho nessun interesse a manipolare la gente. Alla mia età, con quarant’anni di medicina alle spalle, sono al sicuro, ho di che vivere fino alla fine dei miei giorni senza lavorare, eppure continuo. Voglio essere colui che fornisce un metodo di riferimento internazionale; è questa la mia missione, il mio modo di lottare contro la morte. Ho paura della morte, perché non sono abbastanza credente da non spaventarmi; l’unica cosa in cui credo è che l’universo abbia un senso.

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