salute intestinaleFin dalla nascita, l’intestino e il cervello sono migliori amici che non sanno vivere l’uno senza l’altro. Ma perché proprio questi due organi? Perché non sono cuore e cervello a cooperare così strettamente, o intestino e reni? Beh, non è un caso che si dica “chi si assomiglia si piglia”. In effetti, l’apparato digerente ha alcuni aspetti in comune con il cervello superiore (leggi anche L’interazione cervello-intestino: cosa dicono le più recenti ricerche).

Nella crescita dell’embrione nel grembo materno, l’intestino è uno dei primi organi a formarsi e le sue cellule nervose sono molto simili a quelle cerebrali. Non c’è da meravigliarsi, poiché le cellule nervose della testa e quelle nella pancia si sviluppano esattamente dallo stesso tessuto che, durante la gravidanza, migra in parte verso il cervello portando così alla formazione dei nervi, e in parte verso la pancia, da cui deriverà il sistema nervoso enterico.

 

 

La flora batterica, il nostro alleato nell’intestino

batteri buoniAlla nascita, poi, riceviamo due tipi di bagaglio genetico: da un lato l’eredità dei genitori, dall’altro la miriade di informazioni genetiche date da miliardi di batteri intestinali che vengono scambiati non solo durante il parto, ma anche a ogni contatto diretto con il neonato. E non è poco, basti pensare che i batteri intestinali hanno ben 8 milioni di geni che forniscono la base per importanti proteine necessarie alla produzione di enzimi, fibre nervose, messaggeri, organi e altri componenti proteici del nostro corpo.

Sebbene questi batteri non siano in contatto diretto con la “materia grigia”, trasmettono i propri segnali chimici al sangue sotto forma di molecole messaggere e, in questo modo, inviano informazioni importanti al cervello come fossero un telegrafo.

Quando l’equilibrio intestinale è compromesso, può accadere anche che al corpo arrivino troppo poche sostanze utili e favorevoli alla psiche, mentre vengano prodotti troppi messaggeri negativi e disturbatori, sostanze dannose e mediatori infiammatori. Se nel piatto abbiamo carenza di fibre buone per i batteri, facciamo un uso smodato di antibiotici o rendiamo asettiche le nostre case pulendole con i disinfettanti, la varietà della flora intestinale continua a ridursi: l’intestino inizia allora a produrre sostanze che non ci fanno bene e le conseguenze sono fatali, perché abbiamo bisogno di messaggeri per poter pensare e provare emozioni (per approfondire: Intestino sempre in forma).

Per esempio, normalmente siamo portati a pensare che la serotonina, l’ormone della felicità, sia prodotto nel cervello, perché lì stimola la sensazione di benessere e soddisfazione e migliora la concentrazione. Invece, la proteina di cui è composto, il triptofano, è l’elemento essenziale per la produzione di questo ormone e proviene proprio dall’intestino. Attraverso il sangue, il triptofano arriva al cervello e supera senza problemi la barriera ematoencefalica. Solo se l’intestino ne produce a sufficienza, il cervello può sfruttare questa materia prima per autoprodurre serotonina e migliorare il nostro umore. Chi soffre di depressione ha spesso carenza non solo dell’ormone della felicità, ma anche di triptofano nel sangue.

 

 

I prebiotici, cibo per i batteri dell’intestino

Cosa fare, allora? Nutrire i nostri preziosi alleati batterici nel modo giusto! I nostri “ospiti” nell’intestino hanno per esempio appetito di prebioticiprebiotici. Inulina, oligofruttosio o galatto-oligosaccaridi offrono ai batteri deputati alle belle emozioni l’energia di cui hanno bisogno. Ecco dove trovarli (ti potrebbe anche interessare: Dimagrire con l’intestino).

 

Inulina

Quantità particolarmente elevate di inulina sono contenute in: indivia belga, carciofi, aglio, cipolla, porro, aglio orsino, sciroppo d’agave, erba cipollina, scorzonera (asparago d’inverno), asparagi, topinambur, pastinaca, radici di cicoria (contenute nel caffè di cicoria), scarola.

Frutto-oligosaccaridi/oligofruttosio

I frutto-oligosaccaridi sono contenuti in grandi quantità in: segale, avena, cipolle, aglio, banane, pomodori, asparagi, birra.

Amido resistente

Quantità particolarmente elevate di amido resistente si trovano in: banane verdi (non del tutto mature), fiocchi di avena, fagioli bianchi e rossi, fagiolini, piselli, lenticchie, orzo, patate raffreddate, riso raffreddato, farina integrale d’avena, pappa di avena (portata a ebollizione e raffreddata), miglio, radice di manioca, pane bianco.

Pectina

Contengono grandi quantità di pectina: la frutta (con la buccia) e la verdura.