Ta-t’zu disse ai suoi monaci: “Fratelli, è meglio scavare per un braccio all’interno che diffondere il Dharma all’esterno per dieci braccia. Un centimetro di cultura interiore è meglio di dieci centimetri di predica”. Per equilibrare e chiarire questa affermazione, Tung-shan disse: “Io predico ciò su cui non posso meditare e medito su ciò che non posso predicare”.
Nyogen:
Ta-t’zu, o maestro Huan-chung (780-862), visse in un monastero sul monte Ta-t’zu. Tung-shan era un suo contemporaneo, ventisette anni più giovane di lui. Prima di studiare l’affermazione di Tung-shan, bisogna comprendere appieno Ta-t’zu. Il buddista Mahayana desidera illuminare tutti gli esseri senzienti che soffrono per la propria ignoranza. La motivazione è grandiosa, ma non si deve dimenticare di coltivare se stessi, minuto dopo minuto. Egli si unisce alla crociata per vincere l’ignoranza e illuminare l’umanità. I Buddha e i patriarchi del passato e del presente lavorano insieme a lui e continueranno il loro lavoro in futuro. Se egli manca il passo anche solo per un momento, resta indietro.
Se stiamo ripetendo quello che abbiamo ascoltato da altri o letto nei libri, non stiamo diffondendo il Dharma, ma lo stiamo distorcendo. In Oriente chiamiamo queste persone “studiosi di dieci centimetri”. Uno legge o ascolta, poi parla e la distanza dagli occhi alla bocca o dalle orecchie alla bocca è di circa dieci centimetri. Quelli che tengono conferenze o scrivono libri sul buddismo senza aver raggiunto la luce interiore stanno lavorando invano.
Un giovane greco chiese un giorno a un compagno sul campo di battaglia cosa avrebbe fatto con la sua spada insolitamente corta. “Avanzerò di un passo più velocemente degli altri”, fu la risposta. Come questo guerriero, lo studente Zen non ha ripensamenti, perciò predica mentre sta meditando e medita mentre predica. Per raggiungere lo stato di cui parla Tung-shan, bisogna percorrere passo dopo passo la strada che Ta-t’zu insegnò ai suoi monaci.
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