Nisargadatta Maharaj era come un chirurgo con un bisturi affilato che tagliava tutte le cose non essenziali. Le sue domande spesso lasciavano spiazzati, senza sapere cosa dire. Le sue risposte non erano mai quelle che ci si aspettava.
Non permetteva che si facessero citazioni dalle scritture, accettava solo esperienze personali, e poteva arrabbiarsi molto a questo proposito.
Durante gli ultimi due anni della sua vita, Maharaj non considerò nessuna domanda riguardante la vita mondana e il suo miglioramento. Egli insegnava solo la più alta verità e, a causa delle precarie condizioni del suo corpo, in alcuni giorni la discussione era molto limitata. Ma anche una sola affermazione di Maharaj era come un’Upanishad.
Era molto schietto e acuto e le sue domande non rendevano facile la vita all’ego di nessuno. Infatti, il suo proposito dichiarato era quello di distruggere questa ‘pseudo-identità’. Essere alla sua presenza equivaleva a sentire la vibrante verità, impossibile da descrivere. Stare a guardarlo era sorprendente: quella ‘personalità’ poteva essere felice, arrabbiata, triste, gioiosa, sarcastica o gentile e una varietà di emozioni si alternavano in questo gioco, come raggi del sole sull’acqua.
Non c’era mai alcun tentativo di cambiare… fosse quel che fosse, egli non era quelle cose. Sofferenza ce n’era in abbondanza, dovuta al cancro, ma mai un lamento uscì dalle sue labbra.
Quel corpo tirava avanti anche quando pareva impossibile che potesse farcela. Si poteva solo restare a contemplarlo, pieni d’amore e timore reverenziale.
Ecco un piccolo estratto delle conversazioni tenute nella soffitta della umile casa di Nisargadatta Maharaj:
Domanda: Sono molto confuso, ma penso che per me sia meglio innanzitutto meditare.
Maharaji: Non sarà di nessuna utilità; finché ci sono domande è meglio tirarle fuori. Sopprimerle non porta da nessuna parte.
D: C’è bisogno che la mente si faccia quieta?
M: Tu sei prima che la mente sia. Non prestare attenzione ai pensieri, presta attenzione alla coscienza. I pensieri fluiranno sempre, a causa del respiro vitale. Qualunque pensiero sia utile per te, puoi farne uso.
D: È possibile conseguire uno stato in cui la mente sia quieta?
M: Sì, puoi sperimentare quello stato anche nel sonno profondo. L’otterrai attraverso la meditazione.
D: Non c’è un processo sottinteso in questo?
M: Con grande interesse resti assorbito nel tuo Sé. Prestando attenzione soltanto alla tua coscienza dell’“io” lo puoi raggiungere. Senza dare attenzione al corpo, ma al senso Io sono.
D: Esiste una via in quanto tale? Ciascun individuo ha il suo sentiero, è vero?
M: La tua spinta è conoscere il tuo Sé; ti indico il sentiero diretto.
D: Qual è?
M: Semplicemente ti indico ciò che sei prima delle parole. Nessuna delle tue esperienze è eterna, così non possono essere la verità.
D: Tuttavia, l’umanità ottiene delle visioni fuggevoli della Divinità.
M: Questa umanità è la non-verità.
D: Ma non puoi negare l’umanità.
M: Questo corpo umano non è la qualità del Sé.
D: È il suo riflesso.
M: Nella suprema solitudine è apparso il tocco dell’Io sono. Proprio come in un piccolo seme è contenuto l’intero albero, l’Io sono contiene l’intera creazione.
D: Maharaj è in grado di vedere il nostro livello di consapevolezza?
M: No, perché non vi vedo come un’identità.
D: Ma il livello di consapevolezza è una realtà, non un semplice concetto.
M: Lo affermi per esperienza? Sono soltanto idee. Come puoi dire che il fuoco nel bastoncino d’incenso fa progresso? C’è o non c’è.
D: Ci sono differenti distanze finché si estingue.
M: Alla fine, quando è estinto, c’è qualche progresso? Quando è andato, è andato. Come i vermi nello sterco; nel momento in cui lo sterco si secca essi sono finiti, per quanto progresso abbiano fatto.
D: Ma Maharaj non è un verme.
M: Non è diverso; questa coscienza è un prodotto del materiale cibo. Qualunque forma assuma il cibo – uomo materiale, scimmia o verme – non importa; questa coscienza è un prodotto del materiale cibo.
Il libro Semi di consapevolezza – La saggezza di Nisargadatta Maharaji raccoglie domande e risposte tratte dagli incontri che Maharaj ebbe nel soppalco di casa sua, dal luglio 1979 all’aprile 1980, con cercatori spirituali provenienti da ogni parte del mondo.