Una volta un filosofo andò da un maestro zen e gli domandò: “Qual è la via?”. Il maestro guardò le colline davanti a lui e rispose: “Queste colline sono molto belle!”. Deluso e frustrato, il filosofo se ne andò e il maestro scoppiò in una grande risata.

Un discepolo allora disse: “Maestro, quell’uomo deve aver pensato che sei matto” e il maestro rispose: “Uno di noi due certamente lo è: o è matto lui, o sono matto io, perché non si possono fare domande di tal genere. Non si possono fare domande sulla via; sul sentiero si può solo viaggiare. Nel viaggio si scopre la via. Non esiste già bella e pronta; non è come strada maestra, pronta lì ad aspettarti. La Via non è così, altrimenti sarebbero tutti arrivati da un pezzo. Se la Via fosse già pronta, sarebbero tutti arrivati alla fine del viaggio. La Via si definisce nel viaggio. Nel momento in cui cominci a viaggiare, si crea la Via. La Via fuoriesce da te, è come la tela del ragno, la Via passa attraverso di te. Tu la crei e poi ci viaggi e più viaggi, più continui a crearla. Ricordati che la via scompare con te. Nessun altro potrà percorrerla di nuovo. Non la si può prendere in prestito da altri. Solo gli stupidi fanno domande del genere: ‘Qual è la via?’. Tu sei la Via”.

Allora il discepolo disse: “Ho capito, ma cosa c’entrano le colline?”. Il maestro rispose: “Un maestro deve parlarti delle colline, perché se non le oltrepassi, non potrai trovare la strada. Oltre quelle colline è la Via. E le colline sono così belle che nessuno vuole lasciarle, sono così incantevoli, così affascinanti, che tutti ci si perdono, mentre la Via è oltre le colline”.