L’adolescenza è una fase della vita, ma soprattutto una condizione identitaria importante. Durante questo periodo, l’identità viene rimaneggiata per cercare di ottenere l’indipendenza: l’adolescente cerca di gestire il proprio Io. Decide di partire da solo alla ricerca di ciò che è, ritenendosi sufficientemente strutturato per conseguire questo scopo mentre, purtroppo, lo è solo in parte.
Nell’adolescenza si opera tutta una serie di cambiamenti, soprattutto fisici e fisiologici. Stimolato dagli ormoni sessuali e della crescita, l’adolescente vive sconvolgimenti sconcertanti. È di per sé vulnerabile in quanto soggetto, senza possibilità di controllo o di ribellione cosciente a questo vortice del corpo e dei pensieri.
È pertanto buona cosa “salutare” la pubertà e i cambiamenti del corpo che essa comporta, affinché l’adolescente, spesso solo, viva questa fase in maniera positiva e costruttiva. Deve egli stesso accompagnare i propri mutamenti e non subirli, affinché le pulsioni concomitanti siano egualmente bene accolte.
L’adolescente deve riuscire a superare la perdita dell’infanzia. Come ogni altro tipo di accettazione, ciò richiede del tempo. Ha bisogno di isolarsi, ma anche di essere accompagnato, perché molto spesso è preda di angosce di fronte a trasformazioni e mutamenti imposti che non comprende.
Questo è anche il periodo nel quale i modelli identificativi vengono rimessi in discussione. L’adolescente vuole emanciparsi dai genitori e dal modello da essi proposto. A tal fine procede spesso a una vera e propria distruzione della “formazione” strutturale stabilita dalla famiglia e dalla società: opposizione ai genitori, comportamenti provocatori… a quest’età, la creatività è la regola. L’adolescente ha bisogno di andare a cercare all’esterno nuovi modelli di identificazione, e vive in qualche modo un processo di separazione dai genitori, a rappresentare un’altra forma di elaborazione di una perdita.
Attraverso questi nuovi modelli, egli ha il desiderio di essere l’altro, ma soprattutto l’illusione che l’altro e lui non formino che una cosa sola. Qui c’è tutta la complessità dell’adolescenza, che non riesce a gestirsi da sola perché la sua identità non sempre è equilibrata ma, al contrario, cambia in maniera anche violenta rispetto a quando, da bambino, si identificava con i genitori per formarsi una prima ossatura.
L’adolescente vuole quindi emanciparsi. Reclama una condizione da adulto, ma senza averne ancora la capacità: sa di dipendere da altri sul piano affettivo ed economico. E tuttavia, per la prima volta, sarà lui a reclamare la trasformazione.
Tenta dunque di staccarsi utilizzando gli strumenti che lo hanno legato ai genitori: dipendenza affettiva, nutritiva e protettiva. Cercherà quindi di privilegiare amici e amiche, cercando di trascorrere più tempo con loro e dichiarando di essere abbastanza grande da non avere più bisogno di mamma e papà. Il denaro diviene più importante e il ragazzo impara a gestire le sue spese. Infine, diversi atti sociali attivano tali mutamenti e li rafforzano. Tutti hanno una portata simbolica: la maggiore età, la patente di guida, ma anche il diritto di voto.
Se ben gestito, il cambiamento dell’adolescenza porta all’acquisizione dell’indipendenza.
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