La mente dà nascita a infiniti mondi: di questo e quello, di perdita e afflizione, di bene e male. È completa sin dall’inizio eppure è inesauribile nella produzione di ciò che non è.
Credendo a ciò che pensi, sei trascinato negli infiniti drammi dell’io.
Finché non c’è pace dentro di te non ci sarà pace nel mondo, perché tu sei il mondo, tu sei la terra. La storia della terra è tutto ciò che esiste della terra e oltre. Quando di notte sei nel sonno senza sogni, c’è un mondo? Non finché ti risvegli e dici: “io”. Quando l’io sorge, benvenuto al film di chi pensi di essere. Ma, se lo indaghi, non c’è attaccamento: è solo un gran film. Procurati i popcorn: sta per cominciare!
La mente chiara, il bene supremo, è come l’acqua. È trasparente, luccica, scorre ovunque senza ostruzioni. È bella e profonda, il nutrimento che nutre tutte le cose interiormente, senza cercare di farlo.
La mente chiara è per sua stessa natura in una posizione di umiltà. Ama i luoghi bassi. Preferisce essere tra il pubblico che essere sul palco (ma se gli altri la mettono sotto la luce dei riflettori, ama anche questo). Vive ai piedi di tutto il resto, perché è tutto il resto. Nella sua gratitudine per essere tutto ciò che è bello, si prostra ai piedi del maestro che chiamiamo pietra, arbusto, mendicante, formica, erba. Si ritrova nell’uccello che vola sulla sua testa, non sa come volare e nota che tuttavia sta volando.
Quando la mente è chiara, la vita diventa molto semplice.
Quando non credi ai tuoi pensieri, ciò che è è ciò che sei. Non c’è separazione. Tu sei tutto. Solo la mente non indagata crede che tu sia un io che vive dentro un corpo.
Il centro dell’universo è ovunque tu sia, ed è dappertutto.
È l’origine e il punto finale, la bellezza dell’oscurità, l’esultanza del nulla. E solo il centro è reale. Quando lo comprendi, comprendi anche che persino l’unità non è necessaria.
È come innamorarti di te stesso. Non c’è niente da fare, nessuno da essere, nessuna responsabilità, nessun significato, nessuna sofferenza, nessuna morte. Non ti credi più una polarità lontana e separata, in cui ti identifichi con un minuscolo granello che fa sforzi grandiosi per provare che qualcosa è vero.
Capire che non hai mai lasciato l’unità originaria significa che non sei mai nato e non potrai mai morire.
Tratto da: Mille nomi per la gioia di Byron Katie