Spesso molti di noi intendono con il termine violenza quel comportamento che, fisicamente, concretamente, attraverso l’aggressività, provoca delle lesioni corporee a un’altra persona.
Tuttavia, nell’ambito della dipendenza affettiva esistono altre forme di violenza che creano conseguenze a tratti anche peggiori della violenza fisica. Parliamo ad esempio della violenza economica (sfruttare una condizione di vantaggio economico per sottomettere la vittima), della violenza culturale (persone che per i propri scopi fanno sentire l’altro inferiore utilizzando la loro maggiore capacità culturale per sottometterli) e di quella psicologica.
Quest’ultima evidenzia un insieme di atteggiamenti che mirano a svalutare il più possibile l’altra persona e il modo di essere di quest’ultima. L’obiettivo principale è quindi quello di sottomettere anche in questo caso la persona per il soddisfacimento delle proprie necessità, utilizzando appieno le insicurezze e i punti deboli della vittima, sfruttando l’autostima bassa, mettendo in atto comportamenti non particolarmente eclatanti ma frequenti e soprattutto costanti nel tempo.
Chi attua una violenza psicologica è un esperto nell’utilizzo dell’umiliazione e dello svilimento, arrivando perfino ad atteggiamenti palesemente di disprezzo nei confronti della vittima.
Le critiche distruttive (anche talvolta di tipo sessuale) sono un altro strumento preferito da questo genere di persone, che in tal modo vogliono indurre vergogna nella vittima, la quale spesso non riesce a reagire di fronte a queste situazioni. Ricordiamoci poi che
questi atteggiamenti possono raggiungere il loro apice attraverso le minacce, le intimidazioni e comunque tutti quei comportamenti che inducono un forte senso di disagio (angoscia) nelle persone che ne sono vittima (pensiamo al tipico esempio dello stalker che fa un uso ampio e abbondante di queste tecniche per indurre terrore nella vittima designata).
Obiettivo ultimo della violenza psicologica è di creare una situazione di massimo controllo nei confronti della vittima, facendo sì che la stessa si senta completamente dipendente dal compagno/a.
Le donne che sperimentano queste situazioni possono sentirsi imprigionate, impossibilitate a sfuggire dal loro “aguzzino”. Non di rado le violenze psicologiche possono indurre nelle vittime uno stato depressivo (a causa del protrarsi delle violenze e della sensazione di impotenza che provocano).
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