Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse riguardo agli effetti neurologici e psicologici della meditazione. Alcuni esperimenti hanno studiato la base neurale della “concentrazione focalizzata”, che è praticata per rafforzare la capacità di mantenere l’attenzione e raggiungere uno stato di calma in cui il coinvolgimento con i pensieri e le emozioni gradualmente si riduce. In questa tecnica meditativa il praticante mantiene la concentrazione su un piccolo oggetto o sulla respirazione senza distrarsi. In aggiunta, egli si impegna in un processo di indagine di se stesso, in cui prende nota degli stati mentali che pregiudicano la concentrazione, come la sonnolenza e il “chiacchierio mentale”.
Alcuni studi hanno dimostrato l’insorgenza di cambiamenti dovuti alla pratica negli esperti in meditazione e in altre discipline. È riportato che la meditazione di concentrazione migliora le performance in molte componenti dell’attenzione, fa diminuire i cali di concentrazione e aumenta la capacità di controllare la concorrenza percettiva. Inoltre, sono stati evidenziati cambiamenti nell’elettroencefalogramma e nello spessore corticale in coloro che praticano da lungo tempo la meditazione di compassione e la meditazione introspettiva (…). È inoltre plausibile, a partire dai nostri risultati, che la meditazione possa rafforzare l’abilità di inibire processi mentali cognitivi ed emozionali come il rimuginare, che può portare all’insorgenza o al peggioramento dello stress, dell’ansia e della depressione. I nostri dati quindi invitano all’esame della meditazione come un potenziale esercizio di concentrazione sia per gli individui colpiti da disordini che in quelli normali. Questa disciplina può anche fornire una risposta alla domanda che William James1 si pose un secolo fa, quando si chiese come possiamo educare l’attenzione, perché questo tipo di educazione sarebbe stata “l’educazione par excellence”.
Tratto da: J.A. Brefczynski-Lewis, A. Lutz, H.S. Schaefer, D. B. Levinson, and R. J. Davidson Neural correlates of attentional expertise in long-term meditation practiotioners, Proc Natl Acad Sci USA, 2007 Jul 3;104(27):11483-8.
Coloro che la praticano intendono la “meditazione”, o esercizio mentale, come un processo di familiarizzazione con la propria vita mentale, in grado di portare a duraturi cambiamenti nella percezione e nelle emozioni. Si sa poco di questo processo e del suo impatto sul cervello. Con i nostri studi abbiamo evidenziato che coloro che praticano da lungo tempo la meditazione buddista inducono in sé stessi intensi ampliamenti dell’ampiezza delle oscillazioni delle onde di tipo gamma2 nell’elettroencefalogramma (…). La differenza aumenta sensibilmente durante la meditazione nella gran parte degli elettrodi posti sul cranio e il valore basale dopo la sessione di meditazione rimane poi più alto rispetto al valore basale iniziale. Questi dati suggeriscono che l’esercizio mentale (…) possa indurre cambiamenti neurologici a breve e a lungo termine (…). L’ampliamento dell’attività delle onde gamma riscontrato in alcuni dei praticanti è, per quanto ne sappiamo, il più elevato mai riportato in letteratura in un contesto non patologico (…). Le conseguenze fisiologiche dell’aumento dell’attività gamma durante la pratica meditativa non sono attualmente note, ma necessitano di ulteriori indagini. Lo studio degli esperti di tecniche di esercizio mentale può offrire una promettente strategia di ricerca per investigare i processi emotivi e cognitivi di alto livello.
Tratto da: A. Lutz, L. L. Greischar, N. B. Rawlings, M. Ricard, and R. J. Davidson. Long-term meditators self-induce high-amplitude gamma synchrony during mental practice, Proc Natl Acad Sci USA, 2004 Nov 16;101(46):16369-73.
Precedenti ricerche indicano che praticare per molto tempo la meditazione è associato a schemi alterati dell’elettroencefalogramma in fase di riposo, indicativi di cambiamenti a lungo termine nell’attività del cervello. Abbiamo ipotizzato che la pratica meditativa possa anche essere associata a cambiamenti nella struttura fisica del cervello. Le immagini della risonanza magnetica sono state usate per accertare lo spessore corticale in 20 individui con una vasta esperienza nella meditazione introspettiva, che comporta la focalizzazione dell’attenzione su esperienze interiori. Le regioni del cervello associate con la concentrazione e i processi sensoriali sono più spesse in coloro che praticano la meditazione che negli altri individui di controllo, inclusa la corteccia prefrontale e l’insula anteriore destra. Le differenze nello spessore della corteccia prefrontale tra i due gruppi era più pronunciata negli individui più anziani, indicando la possibilità che la meditazione possa contrastare l’assottigliamento della corteccia cerebrale legato all’invecchiamento. Questi dati forniscono la prima prova della plasticità corticale determinata dall’esperienza associata alla pratica della meditazione (…).
È stato ipotizzato che, diventando man mano più consapevole degli stimoli sensoriali attraverso la pratica formale, il meditante diventi a poco a poco in grado di usare questa consapevolezza di sé per superare agevolmente gli episodi potenzialmente fonte di stress che avvengono durante il giorno (…). Alte forme di yoga e di meditazione hanno probabilmente effetti simili sulla struttura della corteccia, anche se ciascuna tradizione in teoria produce l’ispessimento di differenti aree della corteccia3, in base al tipo di esercizi mentali proposti. Nonostante numerosi studi abbiano dimostrato che gli indici dello spesso corticale possono diminuire in conseguenza dell’invecchiamento e di processi patologici, ci sono pochi dati che specificano i meccanismi che promuovono l’ispessimento corticale. Le nostre scoperte suggeriscono che la plasticità corticale si localizza negli individui adulti in aree importanti per i processi cognitivi ed emozionali. I nostri risultati iniziali sembrano indicare che la meditazione possa essere associata a cambiamenti strutturali in aree del cervello coinvolte in importanti processi sensoriali, cognitivi ed emozionali. I dati suggeriscono anche che la meditazione possa incidere positivamente sul deterioramento della struttura corticale dovuto all’invecchiamento.
Lazar SW, Kerr CE, Wasserman RH, Gray JR, Greve DN, Treadway MT, McGarvey M, Quinn BT, Dusek JA, Benson H, Rauch SL, Moore CI, Fischl B., Meditation experience is associated with increased cortical thickness, Neuroreport. 2005 Nov 28;16(17):1893-7.
2 Le onde gamma hanno una frequenza compresa tra i 30 e i 42 Hertz e sono particolarmente evidenti in pratiche come la meditazione.
3 La corteccia cerebrale umana gioca un ruolo centrale in meccanismi mentali complicati come la memoria, la concentrazione, il pensiero, il linguaggio e la coscienza.