C’è una storia tibetana ambientata nel Tibet rurale del secolo XVIII o XIX. C’è una coppia anziana, un uomo e una donna che hanno due cose che considerano estremamente preziose: il cavallo e il figlio.
La ragione per cui il cavallo e il figlio sono così preziosi è che ne hanno bisogno per sopravvivere, coltivare la terra e occuparsi di tutto ciò che deve essere fatto. Il cavallo fa un sacco di lavoro, e così anche il figlio. Vivono in un piccolo villaggio e il cavallo, uno stallone ben addestrato, fugge. La moglie e tutta la gente del villaggio dicono: “Oh mio Dio! Questa è di sicuro la cosa peggiore che poteva capitare. È terribile. Questa è la cosa peggiore”.
E il vecchio dice: “Forse sì, forse no”.
Il giorno dopo il cavallo torna con una giumenta. Ecco perché era scappato. Quindi è tornato con una giumenta e ora hanno due cavalli. La donna e tutta la gente del villaggio dicono: “Oh! Questa è la cosa migliore che poteva capitare. È una grande fortuna. Adesso ci sono due cavalli. È incredibile! È meraviglioso!”.
E il vecchio dice: “Forse sì, forse no”.
Il giorno dopo, il figlio decide che si deve domare la giumenta perché è una cavalla selvatica, ma cercando di domarla viene disarcionato e si rompe una gamba. Potete immaginare cosa dicono la donna e il resto del villaggio: “Mio Dio. Perché? È la cosa peggiore che potesse capitare. Questa è una vera sciagura”.
E adesso sapete anche cosa dice il vecchio: “Forse sì, forse no”.
Il giorno dopo arriva l’esercito e porta via tutti gli uomini abili per combattere in guerra. La donna e gli abitanti del villaggio non hanno ancora recepito il messaggio che sto cercando di farvi arrivare, sono ancora soltanto spinti dalle circostanze esterne. Quando sono positive gioiscono. Quando sono negative sentono che la loro vita è distrutta.
Ma il vecchio dice: “Forse sì, forse no”.
La storia termina qui ma potete immaginare che continui all’infinito.
A volte vivete delle aspettative mancate come degli insuccessi dolorosi e a volte vi infuriate. Il fallimento o le cose che non funzionano come speravate non vi fanno sentire bene, questo è ovvio. Ma allora, invece di fare le solite cose, di etichettarvi come “falliti” e “perdenti” o di pensare che ci sia qualcosa che non va in voi, forse potreste chiedervi che cosa sta succedendo. E qui è dove credo davvero che la vostra cultura vi tornerà comoda. Se riuscirete a ricordare il vecchio e ciò che diceva su ciò che stava accadendo, vi ricorderete che non sapete mai dove vi può portare una cosa che sta succedendo.
Diventare curiosi riguardo alle circostanze esteriori e a come vi influenzano, notando cosa rivelano le parole e qual è la vostra discussione interiore: questa è la chiave.
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