L’argomento di tutti i discorsi di Mooji, è il tuo Sé. Come un genitore affettuoso e amorevole, egli utilizza le parole come una saponetta che lava via le convinzioni errate e i falsi preconcetti che ci hanno tenuti prigionieri in un mondo fabbricato da noi stessi. Prima di prendere Mooji in parola e di indagare su ciò che crediamo di sapere, potremmo non esserci neanche resi conto che siamo noi stessi a crearci la sofferenza. Questo non vuol dire che la ricerca della verità abbia altro scopo se non quello di comprenderla.
Mooji mette questo in evidenza: noi esistiamo. Tutti noi, nessuno escluso, sappiamo già che è vero, ma la novità sta nel suo invito a porci una domanda toccante: in qualità di cosa esistiamo?


 

mooji_biography_newHo avuto l’esperienza di sprofondare nel cuore, e la mente si è fermata. È questo che intendi con l’espressione ‘stare in silenzio’?

È stare a tal punto in silenzio che non sai neanche chi è che sta in silenzio. Rimane soltanto il silenzio, non ci sei tu che stai in silenzio. Quando resta solo il silenzio, non ci sarà: “Io sto in silenzio”. Tutto rientra nel silenzio.
La mente è molto in difficoltà in questo genere di esplorazione, di scoperta, perché non può esserne orgogliosa. Torni a casa, torni alla tua natura di Buddha, alla coscienza di Cristo, torni al silenzio totale. Questo silenzio non si può acquisire, non si può afferrare, perché non c’è null’altro che lo possa ottenere, se non il silenzio stesso. Tu sei Quello!

A volte sembra che questo piccolo ‘io’ sia sotto attacco.

Il pensiero di te stesso è sotto l’attacco di altri pensieri, tutti generati dalla mente. Ma la mente non può intaccare quella calma immobile, che non si può aggiungere né togliere. Al di là della possibilità di un attacco e del concetto di ‘attacco’, la calma non ha bisogno di difendersi o proteggersi. È perfetta così com’è. Tu sei perfetto così come sei; solo quando ti sarai ripulito di tutto ciò che non sei, perderai la paura dell’esistenza.
Allora danzerai in quanto esistenza. C’è una raffigurazione di Atlante, chinato in due, col mondo sulle spalle. Un altro personaggio danza sul mondo: è Nataraj! Sono due aspetti di un’unica manifestazione. Puoi caricarti sulla testa il peso del mondo, oppure danzare. Sei Atlante o Nataraj. Scegli tu.
Alcuni di voi sono qui per la volta decisiva. Non vi dedicate a ottenere la libertà a rate, la volete tutta. C’è una disponibilità a scoprire semplicemente con tutto l’essere quel che la mente cerca di eludere. Non state fabbricando un modo di essere.
Siete quello che siete e lo siete ora! Ma dovete stare in guardia dai pensieri che vi danno la sensazione che ci sia ancora qualcosa da fare, ancora un posto da raggiungere. Dato che accettate questo genere di pensieri senza passarli al vaglio, fate l’esperienza di essere separati. Allora avviene un’attesa impalpabile, ma di che cosa? La Realtà giungerà forse da qualche altra parte? Il senso di attesa prolunga l’illusione della separazione.
Smettetela di inventare e tenervi stretta un’immagine di voi stessi; voi non siete un’immagine di voi stessi. È un’idea sottile ma molto potente, che si trova nella mente. Non tutti sono in grado di udire queste parole o di comprendere ciò a cui si riferiscono.
E si riferiscono tutte a voi! Per ‘essere’, non dovete fare nulla.

 

Ciò che si rivela quando i pensieri sono assenti
è qui anche mentre sono presenti.

 

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