C’era una volta un ragazzo che ogni giorno soleva pregare e meditare sotto un albero, un grosso faggio che si trovava in un parco e che era visibile già da lontano, perché davanti ad esso c’era un grande prato. Il prato era attraversato da un sentiero battuto da molte persone, però quasi nessuno vedeva il ragazzo che stava là seduto ad occhi chiusi e con le mani giunte.
I suoi genitori sapevano dove si trovava e cosa faceva. Essi assecondavano di tutto cuore questa sua occupazione, giacché il ragazzo assolveva ogni dovere domestico e scolastico con soddisfazione di tutti e loro sentivano che il fatto che stesse seduto sotto il faggio faceva bene sia a lui sia a loro.
Un giorno (il ragazzo aveva ormai quattordici anni) un assassino si diresse verso di lui. Era autunno, le foglie erano cadute, era umido e si stava facendo notte. L’assassino si avvicinò al ragazzo e voleva pugnalarlo. Allora il ragazzo aprì gli occhi e lo guardò, molto tranquillamente, poi con immenso amore: «Ah, eccoti qua, padre!», disse e il suo volto si riempì di gioia e d’amore. «Vieni, siediti accanto a me», proseguì. «Sono anni che ti aspetto. Dove sei stato tutto questo tempo? Cos’è successo? Chi ti ha offeso?». Queste parole e l’aspetto luminoso del ragazzo colpirono profondamente l’assassino. Si sedette alla sua destra e cominciò a raccontare di sé. Raccontò e raccontò. Era notte già da parecchio tempo, ma egli sedeva ancora là. Ora stringeva la mano del ragazzo e raccontava piangendo.
Poi l’uomo tacque. Tacque a lungo, fintantoché non prese nuovamente la mano del ragazzo, la strinse tra le sue, s’inchinò e andò per la sua via. E la luce lo accompagnò.
Il tempo passava e il ragazzo sedeva ancora sotto il faggio, pregando e meditando. Le molte persone che passavano non lo vedevano. La sua energia, però, era là e loro l’“attraversavano”.
Un bel giorno venne da lui una donna malata. Giunse piuttosto per caso. Era così debole che dovette sedersi e solo quando fu seduta si accorse del giovane che stava lì. Il ragazzo aveva ormai sedici anni.
Egli aprì gli occhi, le prese entrambe le mani e disse: «Madre, come sei commossa! Quante cose ti hanno turbata. Hai dato così tanto. Come sei benedetta!» Lacrime di commozione gli rigavano le guance. Allora pianse anche la donna. Erano lacrime di molte preoccupazioni, dolori e tanto, tanto travaglio. Anche lei, ad un tratto, percepì dentro di sé una luce che non aveva mai conosciuto prima.
Tacque a lungo. Poi abbracciò il giovane e anche lei andò a casa risanata.
Quando il ragazzo ebbe raggiunto l’età di diciotto anni ed era ormai già un giovanotto, un ricco padre di famiglia giunse in quell’angolo sotto il faggio. Aveva appena perso la moglie, che aveva amato più d’ogni altra cosa al mondo. Lei era stata la sua vera ricchezza; ora, però, non gli restava che il denaro.
Il giovane lo guardò con tutto il suo amore e ad un tratto nel cuore del padre di famiglia, in quel cuore che pochi istanti prima pareva spezzarsi dal dolore, entrò tanta felicità.
«Ah, fratello», disse il nostro giovane, «che bello, sei arrivato! Sono anni che ti aspetto. Quanta felicità porti nella mia vita! Ti sono molto riconoscente per essere entrato nella mia vita. Che regalo mi fai!». Con queste parole si alzò ed abbracciò di tutto cuore il padre di famiglia.
Da quel momento le loro strade si unirono.
Con il denaro del padre di famiglia fondarono un istituto di carità per bambini e giovani bisognosi.
Furono moltissimi i giovani in difficoltà che vi trovarono asilo, protezione e comprensione, perché quell’uomo ricco cambiò completamente la sua vita e, a fianco del giovane, dedicò ogni sua attività ai poveri. Fu così che, grazie all’amore del giovane, la morte di sua moglie divenne per lui fonte di grande gioia.
Il giorno in cui il padre di famiglia incontrò il giovane sotto l’albero era la domenica di Pasqua.
In quel giorno egli incontrò il Cristo, l’amore del suo cuore, la fonte di ogni gioia. Ne fu così toccato che quell’amore, quella luce non lo abbandonarono mai più.
Oggi è il giorno di Pasqua.
Ogni giorno è Pasqua.
Trova il Cristo nel tuo cuore. Lascia sbocciare l’amore.
Procedi nel tempo, nel tuo tempo, con il messaggio della Pasqua.
Tieni presente che Pasqua è sempre all’inizio della primavera, all’inizio del tuo risveglio, del tuo sbocciare.
Tu sei questa primavera, tu sei questo risveglio, poiché tu sei quest’amore, poiché tu sei lo stesso Cristo.
Tu ti sei già sacrificato innumerevoli volte per te e per il mondo.
Va’ nel mondo e sii una benedizione, poiché tu sei la luce del mondo.
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