Estratto in anteprima del nuovo libro di Marco Pizzuti, Scelte alimentari non autorizzate. Il libro verrà presentato ufficialmente il 12 dicembre
Il 26 ottobre 2015 anche il prestigioso IARC (International Agency for Research on Cancer, sezione dell’OMS dedicata alle ricerche sul cancro) ha inserito ufficialmente le carni rosse lavorate (salate, essiccate, fermentate o affumicate) e non lavorate nel gruppo degli agenti che possono provocare il cancro. La decisione della massima autorità mondiale nello studio degli agenti cancerogeni è giunta dopo che gli esperti dell’agenzia hanno esaminato attentamente ben 800 ricerche epidemiologiche che associano il consumo di carne rossa allo sviluppo dei tumori.
Le motivazioni che hanno spinto lo IARC a prendere posizione su quanto già denunciato molti decenni or sono dalla ricerca indipendente sono state pubblicate anche su The Lancet Oncology, dove le carni rosse lavorate compaiono nella lista dei cancerogeni certi del cosiddetto gruppo 1 (insieme a sostanze come il benzene e l’amianto). Nel testo ufficiale rilasciato dallo IARC si legge che tale decisione è stata presa “sulla base di sufficienti evidenze che le legano al tumore del colon e allo stomaco le carni rosse lavorate, ovvero quelle salate, essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti per migliorarne il sapore o la conservazione”.*
Il consumo di carne rossa non lavorata (per esempio manzo, maiale, vitello, agnello, montone, cavallo o capra) è stato invece inserito nella lista dei probabili carcinogeni per l’uomo del cosiddetto gruppo 2, “in considerazione dei numerosi e rilevanti dati che dimostrano un’associazione positiva fra carni rosse e soprattutto cancro al colon, ma anche tumori al pancreas e alla prostata”.**
Il dottor Stefano Cascinu, ordinario di Oncologia medica presso l’Università politecnica delle Marche, ha ammesso che questa notizia non è certo “un fulmine a ciel sereno, in quanto diverse ricerche scientifiche avevano già messo in luce i problemi legati a un eccessivo consumo di carni rosse e lavorate. Moltissimi dati sono arrivati negli ultimi anni a indicare che il sovrabbondante (troppa quantità e troppo frequente) consumo di carni rosse è connesso allo sviluppo di tumori, soprattutto dell’apparato digerente (colon prima di tutto, ma anche stomaco e pancreas)”. Cascinu ha precisato che il livello di cancerogenicità dipende anche dal tipo di cottura: carni alla brace, affumicate, conservate possono comportare maggiori problemi durante la preparazione.*** Ha infine spiegato che studi condotti su numeri molto ampi di persone avevano evidenziato che il rischio di tumore al seno sale se si mangia troppa carne rossa in giovane età. Stesso discorso per i pericoli legati al consumo di troppe proteine animali durante la mezza età. Insomma ormai è certo che le carni rosse contengono molti grassi animali responsabili di uno stato infiammatorio cronico e alti livelli di insulina legati a sovrappeso, obesità e cancro.
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* Véronique Bouvard, Dana Loomis et al., “Carcinogenicity of consumption of red and processed meat”, The Lancet Oncology, 26 ottobre 2015.
** Ibid.
*** Vera Martinella, “Oms: la carne rossa lavorata è cancerogena come il fumo”, Corriere della Sera, 26 ottobre 2015.
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