In contrasto con la specializzazione tipica di ogni professione moderna, forse nessuno meglio di Tiziano Terzani ha saputo mettere a frutto il grande vantaggio dell’essere giornalista: la possibilità eccezionale di allargare il proprio sguardo, di spaziare e indagare orizzonti vasti e non codificati.

Nel contempo egli è riuscito a schivare le due trappole insidiose di questo mestiere. Da una parte, l’ossessione del presente, l’assillo della notizia e degli accadimenti, la fretta, lo stress e il rischio di indulgere nei dettagli. Dall’altra, ma non meno importante, la seduzione del potere che fagocita chi per mestiere si siede accanto ai grandi poteri, o con la sua penna determina l’opinione della gente.

Chi sono le persone più felici? Ed era evidente che, ovunque nel mondo, si trattava sempre dell’uomo e non ci potevano essere barriere e differenze tra l’uomo giallo, l’uomo nero e l’uomo bianco. Dov’è l’uomo che vive meglio e più in pace con se stesso, con gli altri e la natura?

Storditi dal sogno illuministico di dominare la natura e dall’idea di esserne signori e padroni, abbiamo ignorato il fatto che se consumiamo le risorse naturali per favorire sempre di più l’economia, le risorse non tornano più, l’energia si consuma. E abbiamo scordato soprattutto che la crescita continua è un’astrazione contraddittoria e che l’uomo e noi stessi siamo soltanto anelli nella delicata interconnessione dell’equilibrio naturale.

Come ribadiva Terzani pochi mesi prima di morire:

Dovunque mi ha interessato il lato umano. Non si riesce mai a ripeterlo abbastanza: tutti questi esperimenti, queste società moderne, non si possono valutare solo sulla base della loro struttura economica, ma soprattutto dal tipo di uomo che producono, dal tipo di vita che gli fanno fare.

Ed è per questo che è potuto diventare l’ultimo dei grandi filosofi del nostro difficile tempo. Non certo un esperto di filosofia, ma piuttosto un autentico amante della saggezza, un maestro che ancora guarda con affetto ai giovani e sa indicare loro una direzione e un sentiero. In mezzo al continuo informare politically correct dei mass media per cui tutto è lecito, tutto è al medesimo livello, Terzani ha voluto soprattutto parlare alle nuove generazioni. Per far capire loro che il mondo si può cambiare. Che possiamo e dobbiamo imboccare una strada di evoluzione più pacifica, più umana, più spirituale, più vicina alla natura.

 

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