Il presente sprecato
Il problema di fondo è che abitiamo il presente restando addormentati. Ci siamo dentro come se si trattasse di un letto comodo e caldo, dove riposare in una condizione di sonno inconsapevole.
Quante volte ci facciamo scorrere addosso una giornata senza renderci conto di cosa abbiamo fatto, senza aver realmente colto, percepito, la maggior parte delle cose successe? In quanto esseri umani, possiamo camminare, mangiare, lavorare, parlare con altri esseri umani, fare l’amore, e al contempo, in qualche misura, restare addormentati.
Purtroppo, se nel presente restiamo dormienti, non possiamo determinare nulla, né possiamo camminare sul sentiero dell’autorealizzazione. Le cose continuano semplicemente ad accaderci. Non siamo noi che le facciamo accadere. E neppure, mentre ci accadono, riusciamo a gustarle.
Restare nel presente non serve a nulla, se per noi il presente è come un letto in cui dormire. Purtroppo dormiamo. È la cosa che ci viene meglio di tutte. Ecco perché poi finiamo col rimetterci alla benevolenza del futuro, oppure finiamo col farci enormemente condizionare dal passato.
La causa di tutto è il nostro stato di sonno. Chi dorme non ha potere sulla realtà. Non può fare. Non può essere. Non adesso, almeno. Per cui, per usare le parole di Rosario Alfano, ecco cosa dovremmo fare: “Caro lettore, spero che ti sia chiaro cosa va fatto: devi assolutamente ridestarti. Scaraventati fuori dal sonno!”.
Una riflessione sul tempo: il futuro
Una riflessione sul tempo: il passato
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