Le tradizioni spirituali dell’India – Induismo, Buddismo, Jainismo – enfatizzano la trasmutazione dell’energia sessuale, in quanto il sesso è l’energia nucleare dell’esistenza. Da qui nascono due tipi di approcci. Il primo è una tradizione di rinunciatari, in cui l’attività sessuale è volontariamente abbandonata. Il secondo è una tradizione di persone con famiglia che praticano la moderazione della sessualità.

tantra1La tradizione delle persone con famiglia può includere anche determinate pratiche di yoga sessuale, sebbene raramente queste corrispondano alle immagini che illustrano i moderni libri occidentali sul Tantra. Questa tradizione, inoltre, mira al sostentamento dell’ordine sociale attraverso il sistema della famiglia, e quindi pone in rilievo la purezza sessuale e la lealtà. Per quanto la tradizione della rinuncia sia generalmente considerata la più diretta, consentendo all’aspirante di concentrarsi unicamente sulla pratica, questa vale solo come regola generale. Molti grandi yogi provengono da tradizioni familiari; molti rishi vedici furono sposati ed ebbero figli. Secondo la tradizione indù, gli esseri umani possono vivere con una famiglia, espletare i loro impegni sociali e familiari e comunque ottenere la liberazione.

Sebbene la tradizione della rinuncia sia la più diretta, è certamente anche la più ardua e costituisce un’eccezione, piuttosto che una regola, presso tutte le culture e tutte le epoche, anche nelle ere cosiddette illuminate. È un sentiero particolarmente difficile nell’era moderna e in Occidente, dove non esiste alcuna tradizione culturale a suo sostegno. È bene sapere che lo Yoga non incoraggia mai alla repressione, bensì alla disciplina individuale, ricordandoci che non è necessario piegarci alle forze del desiderio.
Lo Yoga è parte di un processo organico di evoluzione superiore, grazie al quale arriviamo naturalmente a trascendere i nostri limiti, accedendo a uno stato di libertà e di profondo appagamento interiore. Lo Yoga non ci dice di abbandonare quello che ci procura felicità, piuttosto ci suggerisce di prendere in considerazione la fonte da cui proviene questa felicità. La vera felicità risiede nella coscienza, non in qualche forma, identità o attività materiale.

La tradizione Yoga non rifiuta l’energia sessuale, né la considera malvagia o qualcosa di cui vergognarsi. Il celibato è raccomandato, nel corso delle pratiche spirituali, per trasmutare l’energia che viene poi impiegata a un altro livello. In assenza di pratiche di meditazione, la tradizione Yoga considera dannoso il celibato, perché l’energia inutilizzata può creare ristagni, e causare numerosi problemi fisici ed emozionali. Senza una forma di controllo sull’energia sessuale, tuttavia, non è possibile avere il potere necessario all’esecuzione delle pratiche meditative più evolute.