gratitudineLa gratitudine è la chiave principale del benessere.

Saper esprimere gratitudine alle persone che amiamo, a chi ci aiuta in qualcosa che non sappiamo fare, a chi ci offre con affetto il suo sostegno migliora la qualità della nostra vita, ci fa sentire più vitali, felici e in pace con noi stessi.

Quando proviamo gratitudine, siamo naturalmente orientati a cogliere il bello della vita. Quando mostriamo gratitudine a qualcuno, il legame con quella persona si rafforza. Quando esprimiamo gratitudine, sviluppiamo empatia verso gli altri e le nostre relazioni interpersonali migliorano.

E allora perché tante persone sono ingrate, si lamentano continuamente e in molti casi, sviluppano addirittura sentimenti rancorosi verso chi le ha aiutate?

“Amico beneficato, nemico dichiarato”

recita un proverbio, e così anche la vecchia saggezza popolare, che non nasce mai per caso, ci conferma che purtroppo la vita è piena di casi in cui la persona che ha ricevuto un favore, che è stata aiutata, che è stata affettuosamente ascoltata nei suoi momenti più bui sviluppa un senso di rivalsa e di risentimento, che può arrivare anche all’odio ingiustificato verso il suo benefattore.

Che cosa scatta nella mente di chi dopo essere stato aiutato, invece di provare gratitudine e affetto sente un desiderio di vendetta per il bene ricevuto? Alla base di tutto c’è una mancanza di autostima, un senso di inferiorità e invidia per le capacità di chi è stato in grado di aiutare (leggi anche: Chi ha una vita interessante non ha tempo per criticare la vita degli altri).

La persona che ha ricevuto aiuto, ma manca di una sufficiente sicurezza interiore, non ce la fa a mostrare gratitudine, perché è troppo impegnata a nascondere le proprie carenze.
Bisogna essere sicuri di se stessi per riconoscere le abilità degli altri, bisogna avere l’intima fiducia nelle nostre capacità, altrimenti non ci resta che morire d’invidia e fare di tutto per screditare agli occhi altrui chi ci ha dato il suo aiuto, cercando di sminuirlo nel patetico tentativo di apparire migliori.

I risultati di questo atteggiamento sono sempre pessimi. Cercare di mettere gli altri in ombra non ha mai illuminato nessuno.

La persona ingrata vive alimentando la sua rabbia e parla male del suo benefattore con chiunque sia disposto ad ascoltarla. L’ingratitudine ferisce chi la riceve, ma nel lungo periodo uccide chi la prova.ingratitudine

Dopo che il benefattore ha ascoltato, consolato, aiutato, dopo che magari si è messo in gioco per difendere la reputazione di qualcuno, ricevere in cambio la sua ingratitudine non è una cosa simpatica, ma il male peggiore alla fine tocca sempre all’ingrato, che, logorato dal suo senso di inadeguatezza, si affanna per convincere prima se stesso e poi chi ha intorno, di essere migliore degli altri. Peccato che il suo comportamento copra il rumore delle sue parole e così tutti finiscono per accorgersi che dietro tanta boria c’è solo il niente.

L’ingratitudine è figlia della spocchia, la gratitudine è figlia dell’umiltà. Umiltà intesa come consapevolezza dei propri limiti che possono essere superati con la fiducia nelle proprie capacità di continuare a imparare e a migliorarsi.
Non tutti gli umili diventeranno grandi, ma sicuramente ogni spocchioso rimarrà piccolo.

La persona ingrata è debole, e cerca di camuffare la sua pecca sotto un atteggiamento eccessivamente orgoglioso, borioso, altezzoso, che fa trapelare più di ogni altra cosa proprio tutte quelle mancanze che cerca disperatamente di nascondere.
L’orgoglio è una caratteristica positiva che ci aiuta a mantenere il giusto livello di amor proprio e a valorizzarci come persone capaci e meritevoli. Quando invece l’orgoglio sconfina nella superbia, diventa una corazza che si indossa per nasconderfedeltàe la propria debolezza, inadeguatezza e incapacità (leggi anche: 3 passi per aumentare la fiducia in se stessi).

Una persona in pace con se stessa e con una buona dose di autostima sa accettare dignitosamente un aiuto, perché dentro di se ha la sicurezza che, in un momento per lei più favorevole, potrà ricambiare con piacere quanto ricevuto. Chi si sente incapace e non ha fiducia nei propri mezzi, immagina che non potrà mai sdebitarsi, quindi piuttosto che sentire il peso di un debito di riconoscenza preferisce pensare di non aver bisogno di nessuno e rinnega l’aiuto ricevuto.

Solo chi ha un carattere molto debole e nessuna fiducia nelle proprie capacità sente il bisogno di sminuire, disconoscere e addirittura trasformare in un peso dal quale liberarsi una persona dalla quale ha ricevuto aiuto.

Le persone ingrate sono destinate a essere infelici, perché non apprezzano mai ciò che hanno, ma sono sempre pronte a lamentarsi di ciò che manca loro.