Nessuno attraversa questa vita senza commettere errori. I campi in cui possiamo sbagliare sono tanti, dal lavoro alle amicizie, dal rapporto di coppia ai figli, ogni giorno siamo esposti alla possibilità di malintesi, gaffe e cantonate da manuale.
Credere di poter essere sempre perfetti e pensare di saper fare sempre la scelta giusta ci espone solo al ridicolo e rischia di limitare la nostra esistenza nei confini di ristrette conoscenze, giacché nel timore di mostrare la nostra umana imperfezione possiamo illuderci di evitare gli errori solo non facendo niente e non essendo niente (Leggi anche: Come essere perfetta).
“Solo chi fa, sbaglia” recita un proverbio e questa è un’ineluttabile verità.
A volte la paura di sbagliare e di venire giudicati male dagli altri e prima di tutto da noi stessi mette in moto un meccanismo di difesa che ci fa rinchiudere in una torre di orgoglio sterile, alterigia e presunzione, nella quale ci sentiamo prigionieri e soli.
La vita ci insegna che finché non ci mettiamo in gioco non possiamo fare esperienza, quindi non possiamo mai sapere cosa sia giusto o sbagliato per noi. È solo facendo degli errori, infatti, che possiamo imparare come vivere al meglio la nostra esistenza (Ti potrebbe anche interessare: La vita è adesso).
È opportuno vedere i nostri sbagli come un percorso di crescita che ci serve a comprendere e migliorare, ma quest’abilità non è per niente scontata. Spesso, infatti, siamo più abituati ad aver paura dei nostri errori che a vederli come un’opportunità di crescita.
La paura più grande di tutti è non essere amati per ciò che siamo, ma giudicati per quello che facciamo.
Una persona che commette un errore non è una persona sbagliata, è semplicemente una persona che in una determinata situazione, si è ritrovata a fare una cosa sbagliata.
La differenza sembra sottile, invece è grande, perché se associamo il valore della nostra persona alla capacità di avere sempre comportamenti perfetti, siamo destinati a sentirci delle nullità ogni volta che sbagliamo qualcosa.
Quando leghiamo il nostro valore ai nostri comportamenti, invece che al nostro essere, ci condanniamo a vivere ogni azione con un’ansia esagerata che ci frena fino a bloccarci per la paura del giudizio, privandoci così della libertà di essere noi stessi. Cercando di nascondere i nostri limiti, finiamo per non lasciare emergere nemmeno le nostre qualità.
Paradossalmente, più abbiamo paura di sbagliare e più sbagliamo. L’ansia da prestazione è un circolo vizioso dal quale si può uscire solo accettando di essere potenzialmente fallibili e mettendosi in gioco.
La paura di sbagliare è un freno a mano tirato che ci impedisce la nostra marcia nella vita.
Con la paura di sbagliare, diventiamo incapaci di prendere decisioni, ci sentiamo bloccati di fronte alle scelte, viviamo nel terrore di realizzare i nostri progetti e così miniamo la nostra autostima per paura di deludere le aspettative altrui e anche le nostre.
Accettare che può succederci di sbagliare ci dà l’opportunità di fare un’autovalutazione tranquilla delle nostre azioni, senza avere un atteggiamento giudicante nei nostri confronti. Questo ci porta, oltre che a sentirci meglio e più in pace con noi stessi, anche ad avere un atteggiamento più rilassato nei confronti della vita e degli altri. Quando ammettiamo che gli errori possono far parte della nostra esistenza, siamo più aperti e disponibili anche a comprendere quelli altrui.
Sbagliare è la condizione base dell’apprendimento e pretendere di non commettere mai errori è un fallimento sicuro, perché ci porterà a non agire pur di non correre il rischio di essere giudicati: dagli altri, ma soprattutto da noi stessi.
Solo quando riusciamo ad ammettere che possiamo sbagliare ci diamo la reale opportunità di imparare dai nostri errori, perché la vera figuraccia che tanto temiamo non è tanto nella gaffe che possiamo fare, quanto nel tentativo di nasconderla dietro un atteggiamento saccente, borioso e presuntuoso.
Ogni volta che non riconosciamo i nostri errori e assumiamo un’aria di finta superiorità nella vana speranza di non rivelare agli altri e anche a noi stessi che qualcosa non ci è riuscito come avremmo voluto, perdiamo un’importante opportunità di crescita personale.
Il fallimento non è tanto nell’errore, quanto nel muro di orgoglio che si costruisce per nasconderlo.
Il coraggio di fare i conti con i propri errori non viene dalla mancanza di paura, ma dalla volontà di trarre un utile insegnamento da una situazione in cui non abbiamo brillato come avremmo voluto.
Negare i propri errori significa condannarsi a ripeterli.
Chi rifiuta di mettersi in gioco con l’illusione di mostrarsi perfetto forse riuscirà a ingannare qualcuno, ma di sicuro rimarrà imprigionato in un’esistenza grama, fatta di paura, immobilità e sofferenza.