Numerologia: il numero zero
Il vuoto e il numero Zero
Lo zero è uno spazio concettuale, che racchiude tutte le potenzialità. Esiste come punto di giunzione tra una cosa e l’altra, e rappresenta al contempo un’assenza e una porta dimensionale sul tutto.
Nello spazio tra un pensiero e l’altro, al di là della mente, dimora la Pura Coscienza, ma non ne siamo consapevoli, perché i pensieri sono come i fotogrammi di un film, che succedendosi uno all’altro, nascondono lo schermo bianco sul quale sono proiettati. In concetto del vuoto in matematica è espresso dallo Zero. Il suo simbolismo grafico deriva dalla lettera greca omicron, il cui nome (ouden) significa “nulla”.
Il numero Zero fu concepito nel sistema di numerazione babilonese, verso il 300 a.C. e veniva indicato con due cunei, la cui funzione era di evidenziare uno spazio vuoto. Anche in India lo zero indicava la posizione che intercorreva tra due cifre e l’idea del vuoto era espressa dalla parola sanscrita “sunya” che indicava anche il concetto di “assenza”.
L’utilizzo dello Zero come numero in sé, si deve proprio ai matematici indiani, che cominciarono a esprimere l’astrazione di questa cifra, nella forma grafica di un punto o un di un cerchio. Nella Mesoamerica precolombiana lo Zero era usato anche dai Maya che lo rappresentavano con la forma di un occhio o di una conchiglia.
La storia “moderna” dello Zero si deve agli arabi, che durante il Medioevo diffusero in Europa il sistema di numerazione posizionale decimale, dopo averlo appreso dagli indiani.
La parola italiana Zero deriva dal veneziano zevero, che a sua volta origina dal termine latino zephirum, che nella mitologia greca simboleggia il vento di ponente. Fu il matematico Fibonacci a usare per primo la parola Zephirum, in quanto la trasse per assonanza dal termine arabo sifr, che significa “vuoto”. Dal termine sifr deriva anche la parola cifra.
* Tratto dal libro “La Numerologia e le chiavi della Fortuna” edizioni Il Punto d’Incontro