Numerologia: origine dei numeri
Nel corso della storia i numeri hanno avuto aspetti molto diversi e i vari popoli hanno interpretato in modo soggettivo il principio archetipico delle cifre.
I numeri così come li conosciamo oggi sono nati verso il 1450, in concomitanza con la nascita della stampa. Tra gli artisti del tempo, che elaborarono nuove forme grafiche, si distinse il pittore Albrecht Dürer, che era anche un cultore della disciplina esoterica dei numeri.
I primi esempi conosciuti di una scrittura numerica risalgono al V secolo d.C. (nel trattato indiano di cosmologia Lokavibhaga, 485 d.C.). Questo metodo si diffuse rapidamente in India e in Indocina, come è confermato dai documenti che testimoniano l’uso delle cifre per eseguire i conti, già nel secolo successivo.
In seguito, nella seconda metà del 700, questa conoscenza si diffuse nei paesi arabi, grazie a un omaggio che un’ambasciata indiana inviò a Baghdad per il califfo Mansour ed ai suoi saggi: un trattato sul calcolo e le cifre. Nel X secolo, il monaco francese Gerbert d’Aurillac apprese il nuovo metodo dai Mori di Spagna e dopo esser divenuto Papa nel 999, col nome di Silvestro II, iniziò a introdurlo in occidente.
Nel XIII secolo il matematico pisano Leonardo Fibonacci (che aveva viaggiato molto fra gli arabi) scrisse il Liber Abaci, contribuendo sistematicamente alla divulgazione del sistema numerico posizionale in Europa.
Come afferma la semiologia, scienza che studia tutti i fenomeni di cultura come sistemi di segni, esiste una chiara correlazione tra un’immagine inconscia e il bisogno coercitivo dell’uomo di esprimere tale immagine primordiale ( Archetipo), in un segno, una forma concreta. Ne deriva che le forme dei numeri esprimono graficamente le immagine astratte e ed eterne degli Archetipi.