Jalamanta

Amado era stato mandato in esilio dai governanti perché aveva osato mettere in discussione i loro dogmi. Considerava gli insegnamenti delle autorità spirituali soffocanti e restrittivi, perché l'interpretazione dei testi sacri era un'interpretazione di comodo. Tutto questo ad Amado era divenuto intollerabile. Ma, a causa delle sue idee su stato e religione, l'uomo era stato costretto a trascorrere trent'anni nel deserto, lontano dalle persone che amava.

Dopo questo lungo periodo di esilio, Amado torna tra la sua gente, che vive nello squallore e nella violenza. Le autorità centrali infatti impongono rigidi dogmi militaristici, costringendo la popolazione ad affrontare il servizio militare. Tuttavia, qualcosa sta cambiando. Dopo tanta violenza, sta nascendo il desiderio di pace. Per questo motivo, attorno ad Amado comincia radunarsi una folla sempre più numerosa, formata in particolare dai giovani del villaggio.

Amado viene ora chiamato Jalamanta, ossia "colui che strappa il velo che oscura l'anima". Lo scorrere del tempo e gli insegnamenti del deserto hanno fatto di lui una persona diversa, trasformandolo radicalmente. Non si considera un profeta, ma parla del sentiero che egli stesso ha scelto di seguire, un sentiero che trascende l'illusione, l'odio, la falsità e i desideri egoistici che si impadroniscono della mente del corpo. Pian piano, le parole di Jalamanta cominciano a sollevare molti veli...

"Una parabola per il nostro tempo. Abbiamo grande bisogno di semplici verità, di riscoprire i nostri antichi insegnamenti, e Jalamanta ci offre questa opportunità."

- Washington Post

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